Wall Street scarica Trump, meno fondi del 2016

Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa.
Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa. ()Immagine d'archivio)

WASHINGTON. – Wall Street non considera più Donald Trump un valido investimento, una pedina su cui puntare anche per il futuro. Almeno stando ai numeri, con la comunità finanziaria che – secondo alcuni dati pubblicati dal bipartisan Center for Responsive Politics – ha versato alla campagna per la rielezione del presidente americano circa 7 milioni di dollari in meno rispetto a quattro anni fa: 13 milioni di dollari contro gli oltre 20 del 2016.

Un dato che pesa eccome sulla carenza di cash con cui Trump è arrivato allo sprint finale della campagna elettorale: a inizio ottobre aveva in cassa 60 milioni di dollari contro i 180 di Joe Biden.

A scaricare The Donald molti investitori degli ambienti conservatori che lo avevano fortemente sostenuto nella sfida contro Hillary Clinton, scommettendo sulla sua agenda fatta di investimenti e taglio delle tasse. Ora però lo scenario è cambiato, e molti grandi finanziatori repubblicani hanno preferito dirottare le proprie risorse sui candidati del partito che corrono per un seggio al Congresso.

Del resto, in tempi di pandemia, si fa avanti la convinzione che con  Biden ci potranno essere più aiuti all’economia: “In caso di una netta vittoria dei democratici ci si attende un pacchetto più consistente rispetto a un secondo mandato Trump”, spiega Julien Scholnick, della società di investimento Western Asset.

Trump però può sperare nei ricorsi storici. Quando l’indice S&P500 (quello delle aziende più ricche di Wall Street) sale nei tre mesi precedenti al voto, come sta accadendo in questo momento, il partito che controlla la Casa Bianca ha quasi sempre vinto le elezioni. É accaduto dal 1986 in poi, e nell’86% dei casi dal 1936 in poi. Trump può contare anche su un altro fattore: le tasche degli americani. Infatti nella maggior parte dei casi un presidente non è stato rieletto quando il reddito pro capite è cresciuto meno dell’1% nell’anno elettorale.

Nel 2020, grazie agli stimoli fiscali, il reddito reale disponibile è invece cresciuto nonostante la pandemia, secondo gli analisti della Franklin Templeton. Non va comunque dimenticato, afferma Jeffe Shuktz, analista di un’altra società di investimenti, la ClearBridge, che gli unici tre presidenti non rieletti per un secondo mandato (George Bush padre, Jimmy Carter e Gerald Ford) sono stati anche i soli che hanno avuto una recessione e un aumento della disoccupazione nei due anni precedenti al voto. E questa è la situazione in cui Trump si trova al momento.

Lascia un commento