Sui licenziamenti muro contro muro sindacati-governo

Una manifestazione della Cgil Cisl Uil.
Una manifestazione della Cgil Cisl Uil. Immagine d'archivio. (Ansa)

ROMA. – Sulla cassa integrazione il governo stanzia altri 5 miliardi, ma è scontro sullo stop ai licenziamenti. L’ipotesi di una proroga del divieto fino al prossimo 31 gennaio, attualmente data della fine dello stato di emergenza, non basta per i sindacati, che si rivolgono direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per portare la questione, insieme al quadro più generale della prossima manovra e delle riforme da attuare, a Palazzo Chigi.

Che la situazione richieda ancora un argine è lo stesso premier a dirlo, affermando che “i contraccolpi della crisi sono ancora forti e non è possibile, in questa fase, dismettere la rete di protezione disposta sin dall’inizio della crisi in favore dei lavoratori e delle imprese” e per questa ragione “rifinanziamo con 5 miliardi un nuovo e ulteriore ciclo della casa integrazione”. Ma Cgil, Cisl e Uil chiedono garanzie quanto più possibile estese.

Il confronto tra i segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri con i ministri dell’Economia e del Lavoro, Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo, andato avanti nella notte si è concluso con un “nulla di fatto”. Nessun accordo. Anzi, i sindacati ne sono usciti rimarcando le forti “distanze” e respingendo come “insufficiente” l’apertura del governo sulla possibilità di estendere il blocco dei licenziamenti fino a fine gennaio, rispetto alla prevista “scadenza” del 31 dicembre 2020.

Ma per i sindacati la situazione che oggi vive il Paese è “drammatica” e non si può non proseguire “con misure straordinarie” in una situazione straordinaria. Per cui la proposta da loro avanzata è di “una soluzione in cui le ulteriori 18 settimane di cassa integrazione annunciate dal governo e il blocco dei licenziamenti devono camminare  di pari passo”. Le 18 nuove settimane dovrebbero essere divise in 6 settimane fino alla fine di quest’anno in modo da coprire chi avrà esaurito le precedenti del dl Agosto, a  partire da metà novembre fino al 31 dicembre e dovrebbero entrare nel prossimo decreto legge; le altre 12 sarebbero mpreviste nel 2021 e andrebbero in legge di Bilancio.

I sindacati chiedono, dunque, che cig Covid e blocco dei licenziamenti viaggino parallelamente, senza legare la fine del blocco ad una data precisa, ma conteggiando le settimane. Questo significa che se con un utilizzo continuativo delle nuove 12 settimane di cassa integrazione nel 2021 si arriva fino al 21 marzo, con un ricorso scaglionato si potrebbe andare ad una copertura più lunga, fino ad arrivare potenzialmente a giugno (se venisse indicato questo come mese entro il quale usufruire della cig Covid). Un’ipotesi di blocco ancora più lungo che il governo non sarebbe disponibile a considerare.

A questo punto i sindacati ritengono necessaria “una convocazione da parte del presidente del Consiglio e attendono l’avvio, in tempi brevissimi, di un tavolo a palazzo Chigi” sul capitolo cig e licenziamenti ma anche più in generale sulla riforma degli ammortizzatori sociali, sulle politiche attive del lavoro, sulla manovra e sui fondi europei.

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