Presidente Mattarella: “Evitare lockdown è responsabilità comune”

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con il Presidente della Repubblica Ellenica, S.E. la Signora Katerina Sakellaropoulou, in visita ufficiale
Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con il Presidente della Repubblica Ellenica, S.E. la Signora Katerina Sakellaropoulou, in visita ufficiale. (Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – “Evitare il lockdwon è una responsabilità comune “. Nel giorno in cui i contagi superano la soglia dei 5mila casi in 24 ore il presidente Sergio Mattarella lancia un nuovo monito alla nazione affinché non si torni alla situazione della scorsa primavera.

Una situazione che, è il ragionamento che si fa nel governo, l’Italia economicamente oggi non si potrebbe permettere. E su questo punto l’asse tra il Quirinale e il premier Giuseppe Conte è saldo. Così come salda appare la visione che Mattarella e il capo del governo hanno sullo stallo dei negoziati sul Recovery Fund a Bruxelles.

“L’andamento dell’emergenza sanitaria causata dal Covid richiede all’Ue la massima tempestività nella messa in campo di tutte le misure necessarie, mi auguro siano superati i tentativi di rallentamento”, spiega il presidente della Repubblica, anticipando, sostanzialmente, il messaggio che Conte la settimana prossima recapiterà al Consiglio europeo.

Di fronte al costante aumento dei contagi il governo, invece, prende tempo. Complici le assenze di alcuni tra i partecipanti Conte rinvia il vertice con i capidelegazione e il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia previsto per le 19. Uno slittamento per meri motivi di agenda, spiegano a Palazzo Chigi.

Ma, evidentemente, non c’è alcuna decisione urgente da prendere. Conte attenderà il weekend e, come già è accaduto nella prima ondata del virus, aspetterà probabilmente che il Dpcm in vigore scada, mercoledì prossimo, prima di decidere su come intervenire.

Certo, il trend è quello di ulteriori restrizioni. Ma, rispetto alla misure messe in campo dalla fine del febbraio scorso, sembra di assistere ad uno schema allo specchio: se sette mesi fa uno dei primi interventi fu sulla scuola oggi proprio la scuola è uno dei pilastri che il governo vuole risparmiare dal lockdown.

L’altro pilastro, strettamente legato a quello della scuola (se mio figlio non va a lezione, come faccio a lavorare?”, sottolinea una fonte di maggioranza per fare un esempio pratico) è quello delle attività produttive. Tornare alla chiusura totale significherebbe stravolgere, nuovamente e all’alba della legge di bilancio, i piani del governo per la difficile ripresa nel 2021. Ed è uno stravolgimento che il Paese non si può permettere.

Ciò, nella strategia del premier, non implica che il fattore salute sia secondario. Tutt’altro. Ma la sfida di Conte, questa volta, è trovare l’incastro di misure restrittive adeguato a evitare il lockdown lasciando, al tempo stesso, alle Regioni un’ampia autonomia ma solo in senso restrittivo. Ed è un incastro che, senza un costante richiamo alla responsabilità degli italiani, non può avere successo.

“La necessità di mantenere aperte le scuole, le fabbriche, gli uffici implica una maggiore responsabilità dei singoli. La libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri”, sono le parole – pronunciate alla presidente della Repubblica Ellenica Katerina Sakellaropoulou – con cui Mattarella offre la sua sponda al premier.

L’impennata dei contagi rischia di riportare “in auge”, ben prima delle previsioni fatte a Palazzo Chigi, il tema del Mes. Il Pd, per ora, non passa all’attacco. Ma da Iv a FI, è ricominciato il tam tam per la richiesta del fondo. “C’è un populismo ideologico che impedisce di fatto al Paese gli investimenti rapidi e necessari per ammodernare il nostro sistema sanitario, attingendo ai fondi del Mes”, è l’attacco dell’azzurro Sestino Giacomoni al M5S.

Un Movimento nel quale, se tornasse l’emergenza sanitaria, il sì al Mes potrebbe irrobustirsi, producendo una spaccatura che farebbe quasi da corollario alle tensioni interne ai Cinque Stelle in vista degli Stati Generali.

(di Michele Esposito/ANSA)

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