Sale produzione industria ad agosto, spettro Covid

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio.
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio. ( ANSA/ CIRO FUSCO)

ROMA. – Migliora ancora la produzione industriale ad agosto, mese che nonostante le diverse chiusure per ferie estive conferma il graduale recupero post lockdown. Ma i timori per la risalita dei contagi gettano un’ombra di ulteriore incertezza sui prossimi mesi.

Ad agosto gli ultimi dati dell’Istat la fotografano in aumento del 7,7% rispetto a luglio, anche se il confronto annuo continua a mostrare un segno negativo, che comunque si ferma ad un -0,3%. Una contrazione “molto attenuata”, commenta l’Istituto di statistica, rispetto al crollo segnato nella prima emergenza Covid. E con il dato mensile, la produzione dell’industria italiana mette a segno la quarta variazione congiunturale positiva.

La tendenza positiva emerge tanto più guardando la media del trimestre giugno-agosto, dopo la riapertura delle attività: il livello della produzione cresce del 34,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Certo il recupero non è ancora totale: se si guarda, infatti, l’andamento dall’inizio dell’anno, da  gennaio ad agosto l’indice (corretto per gli effetti di calendario) rileva ancora un -15,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il rimbalzo dell’industria è destinato a propagarsi sul Pil. Ma potrebbe poi essere frenato da una nuova fase di emergenza Covid.

In Europa, del resto, non va meglio agli altri Paesi: ad agosto in Francia, che già dalla metà di quel mese è alle prese con il riacutizzarsi della pandemia, la produzione industriale frena, salendo soltanto dell’1,3% su base mensile. Un dato inferiore rispetto alle attese degli analisti, che prevedevano una crescita del 2,1%. Delude anche la Gran Bretagna dove, sempre ad agosto, il prodotto interno lordo cresce del 2,1% rispetto al mese precedente, anche in questo caso meno rispetto alle attese degli analisti, che scommettevano su un +4,6%.

Tornando all’Italia, l’aumento mensile più marcato è per i beni di consumo (+6,6%). Tra i diversi settori di attività economica, avanza la fabbricazione di mezzi di trasporto, che segna il maggior incremento nel confronto annuo (+10%), aumento a due cifre anche nel confronto mensile (+21%);  in recupero le industrie tessili, di abbigliamento, pelli ed accessori che invece segnano il maggior rimbalzo rispetto a luglio (+36,1%) , contenendo la caduta annua (-2,8%). Con il segno meno le industrie alimentari, bevande e tabacco, che registrano -1,4% su mese e -2% su anno. Segno positivo, invece, per la produzione di prodotti farmaceutici (+2,5% su luglio e +2,1% su agosto 2019).

Ci sono segnali “incoraggianti”, sottolinea il segretario generale aggiunto della Cisl,  Luigi Sbarra, secondo cui, però, la ripresa va sostenuta da investimenti, “altrimenti si rischia di vanificarla”.

Nel panorama dell’industria, intanto, va avanti lo scontro tra sindacati e Federmeccanica sul rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, con lo sciopero nazionale proclamato da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil per il prossimo 5 novembre, ad un anno esatto dall’avvio della trattativa, interrotta sul salario: “Difendere il salario e i diritti è fondamentale per la ripresa del Paese”, rimarca la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, mentre già si contano, dice, “diversi scioperi spontanei”.

Rinnovare i contratti “è indispensabile per far ripartire l’economia. O si restituisce potere d’acquisto o sarà complicato ridisegnare” il Paese, insiste il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri.

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