Conte preoccupato, asse con le Regioni per tenuta Sanità

Giuseppe Conte, Francesco Boccia (al centro) e Roberto Speranza (a destra)
Giuseppe Conte, Francesco Boccia (al centro) e Roberto Speranza (a destra). ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Sono puntati sui dati delle terapie intensive, gli occhi del governo. Sono dati di tenuta del sistema. Per evitare che si impennino, si cerca la massima collaborazione con le Regioni, soprattutto al Sud, dove il sistema sanitario è più fragile. La ricetta sono interventi mirati, locali o iper locali: la spinta ai governatori è muoversi autonomamente, con strette ulteriori rispetto a quelle nazionali.

Per i casi critici, c’è l’opzione di “lockdown mirati”. Se non bastasse, il 15 ottobre arriveranno nuove misure: si potrebbe partire dai grandi eventi, per poi allargare il cerchio se servirà, cercando fino all’ultimo di risparmiare il sistema produttivo. Il premier Giuseppe Conte lo dice: “Una nuova fiammata” è dietro l’angolo se ci si distrae.

Anche l’impennata dei contagi degli ultimi giorni, secondo alcune fonti, è giunta in proporzioni che né gli scienziati né il governo si aspettavano (cause possibili: la coda dell’estate, la riapertura delle scuole, anche la campagna elettorale e più in generale l’abbassarsi della soglia di attenzione). A rassicurare sarebbe il dato delle terapie intensive non ancora preoccupante.

E qui si viene alle Regioni. “Nel nostro sistema il punto di forza nella pandemia è stata la capacità di dialogare” con i governatori, sottolinea Conte: “Fiducia”, non “polemiche”. Non sfuggono le critiche di Giovanni Toti che lamenta “l’odiosa limitazione” introdotta con l’ultimo decreto, che permette solo ordinanze più restrittive.

Ma la crisi allarma tutti e il ministro Francesco Boccia, in conferenza Stato-Regioni, rivolge l’appello a “lavorare insieme, da qui al 15 ottobre, sul prossimo dpcm”. “Rivendichiamo il nostro ruolo”, afferma Stefano Bonaccini, presidente della conferenza delle Regioni.

Tutelare scuola e lavoro, è la priorità del governo. Che vuol dire evitare un nuovo lockdown nazionale ma anche scongiurare misure più mirate ma comunque penalizzanti per l’economia come un “coprifuoco” per bar e ristoranti. Perciò Boccia parla di “limitare al massimo i contagi in tutti i contesti” diversi. Le mascherine obbligatorie sempre sono il primo passo.

I lockdown locali sono la scelta che si praticherà nei casi critici come Latina. Ma sul tavolo ci sono altre ipotesi ‘nazionali’, a partire dalla limitazione ai grandi eventi. Prosegue poi la discussione sulla capienza di cinema, teatri e palazzetti: Bonaccini vorrebbe una percentuale di ingressi in base alla capienza (10% o 25%, si discute) ma alcuni ministri vorrebbero più prudenza.

Una nuova stretta potrebbe poi arrivare sulle regole per lo sport. Mentre per il trasporto pubblico locale, sebbene il ministero non abbia ricevuto segnalazioni di particolari criticità dopo l’estensione all’80% della capienza degli autobus, la spinta del governo alle regioni è ad adottare misure più restrittive, se serve.

Conte fa appello alla responsabilità degli italiani, invitando a usare la mascherina, e continua a voler agire con gradualità e proporzionalità. Ecco perché, a dispetto della crescente preoccupazione, una valutazione complessiva delle misure nazionali dovrebbe arrivare non prima del nuovo dpcm, la prossima settimana.

Il focus è il sistema sanitario. Al Sud in particolare (osservata speciale la Campania), per ora non si rilevano particolari carenze di posti letto ma non si esclude di dover attivare trasferimenti in altre Regioni.

Tutt’altro fronte è quello che il governo deve affrontare in Parlamento. Conte garantisce che la sua maggioranza è “coesa” e arriverà a fine legislatura. Ma il problema sono le singole votazioni. Se ne parla in una riunione dei capigruppo alla Camera, in vista del voto della prossima settimana a maggioranza assoluta sull’autorizzazione allo scostamento di bilancio nella nota di aggiornamento al Def.

I deputati in quarantena fiduciaria causa Covid sono scesi a 28, mentre al Senato ci sono 4 positivi. La speranza è che i contagi non risalgano. Perché soluzioni diverse non ci sono: non c’è abbastanza tempo da introdurre il voto a distanza e comunque Federico D’Incà dichiara la contrarietà del M5s. Il capogruppo M5s Crippa propone aule separate dove far votare i deputati in quarantena, ma anche questa scelta è impraticabile.

Al Senato hanno comprato un’apparecchiatura per i tamponi e alla Camera il Pd chiede di fare altrettanto. Ma se i numeri mancheranno, non ci sarà nulla da fare, se non chiedere soccorso all’opposizione. Non solo Forza Italia, ma anche gli altri partiti del centrodestra potrebbero essere disponibili a dare una mano, ma chiederanno che la maggioranza ammetta di non farcela. E di avere voce in capitolo sulla manovra.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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