Caos alla Casa Bianca, il secondo duello tv a rischio

Il duello in Tv tra Trump e BIden.
Il primo dibattito in Tv tra Trump e BIden. (ANSA)

WASHINGTON.  – Come un leone in gabbia. Il paziente Donald Trump costretto in isolamento nella Map Room,  al piano seminterrato della Casa Bianca, freme, scalpita, si infuria, rifiuta di riposare come consigliano i dottori e come dovrebbe fare per recuperare le forze.

“Non ha sintomi da 24 ore e non ha febbre da quattro giorni”, certifica il suo medico. Fosse per lui sarebbe già al lavoro tra i corridori della West Wing, al piano di sopra.

Nelle ultime ore – raccontano i ben informati – le sue pressioni per tornare al business as usual sono state costanti, così come insistente è stata la richiesta di poter pronunciare un discorso alla nazione: parlare agli americani in diretta televisiva per rassicurare che lui, virus o non virus, è in carica, nel pieno delle sue funzioni. E non ha assolutamente intenzione di mollare sul fronte della campagna elettorale.

“Non vedo l’ora di sfidare Joe Biden il 15 ottobre”, aveva detto appena rientrato dall’ospedale. Ma il candidato democratico frena: “Se il presidente ha il virus il dibattito di Miami non dovrebbe svolgersi”, ha affermato, ribadendo che la decisione dipenderà solo dai medici e dagli esperti, che

eventualmente dovranno garantire una sfida in piena sicurezza.

Ma per sapere se Trump e’ del tutto fuori pericolo bisognerà aspettare almeno fino a lunedì prossimo, e il rischio che alla fine l’evento salti si fa sempre più probabile.

The Donald però non ci sta e vuole tornare alla normalità. Per ora sono riusciti a contenerlo, anche se il consigliere economico Larry Kudlow in tv ha svelato che già il giorno dopo il suo rientro dall’ospedale il presidente si sarebbe recato nello Studio Ovale, una versione seccamente smentita da un portavoce.  Al numero civico 1600 di Pensylvania Avenue, insomma, in queste ore la confusione sembra regnare sovrana.

Un caos alimentato dalla valanga di tweet che Trump, impossibilitato a muoversi, continua a postare sparando a zero su tutti: su Joe Biden cade una pioggia di insulti, definito “un pazzo, con un quoziente intellettivo molto basso, lo sanno tutti…”. E poi giù contro gli Obama, Kamala Harris, Hillary Clinton, Nancy Pelosi, Bernie Sanders. Per non parlare dei media, fabbrica di fake news e “vero partito d’opposizione”.

Nella mattinata che precede l’atteso dibattito tra Mike Pence e Kamala Harris, i due candidati alla vicepresidenza, si contano almeno 50 tweet e retweet di Trump in poco più di due ore. Difficile arrestare questo mare in tempesta. Del resto attorno al presidente non c’è praticamente nessuno, in isolamento ed isolato.

Il palazzo è deserto, con la gran parte dello staff in smart working. I pochissimi che lo possono avvicinare, come il capo dello staff Mark Meadows, indossano una tuta protettiva. Gran parte dei fedelissimi invece è stata contagiata: l’ultimo a risultare positivo il consigliere politico Stephen Miller, così come la portavoce Kayleigh McEnany e l’assistente consigliera Hope Hicks.

Non c’è nemmeno la fidata e confidente Kellyane Convey. Insomma, le uniche persone che hanno un minimo di potere di convincimento su The Donald sono lontane. La figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, in fuga dalla Casa Bianca divenuta un vero e proprio focolaio di infezione, sentono il presidente solo per telefono. Così come gli altri due figli Eric e Don junior, con quest’ultimo – si racconta – preoccupato e critico per il comportamento troppo erratico mostrato negli ultimi giorni dal padre.

Intanto Nacy Pelosi, speaker della Camera e acérrima avversaria di Trump, replica con sarcasmo alla decisione del presidente di troncare i negoziati sulle misure di stimolo all’economia: “Non voglio avvicinarmi alla Casa Bianca. É uno dei posti più pericolosi nel Paese”.

E dalla corte di appello di Manhattan arriva un’altra cattiva notizia per il presidente: dovrà presentare le sue dichiarazioni fiscali alla procura di New York che indaga sugli affari di famiglia. L’ultima chance per bloccare tale disposizione resta il ricorso alla Corte Suprema.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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