Recovery verso slittamento. Conte: “Non lo permetteremo”

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in aula della Camera,
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

BRUXELLES.  – La corsa contro il tempo per accedere ai fondi del Recovery fund è ripartita. Non da zero, perché l’accordo di luglio ha ormai assicurato all’Italia 209 miliardi, ma resta da percorrere l’ultimo miglio, pieno di insidie.

Tanto che la presidenza tedesca dà già per spacciato il calendario che si era prefissata, cioè accordo finale a metà ottobre e due mesi di tempo per le ratifiche nei parlamenti nazionali.

Troppo indietro i negoziati tra Consiglio e Parlamento, e troppo accesa la discussione sullo stato di diritto tra i 27 Paesi Ue per riuscire a chiudere il dossier nel vertice europeo previsto tra 15 giorni.  Uno slittamento è sempre più in vista, e più sarà ampio, maggiore sarà l’impatto sulla ripresa economica.  Per questo il premier Giuseppe Conte si prepara alla nuova battaglia: “L’Italia non permetterà di alterare o procrastinare l’entrata in vigore del Recovery fund.

L’intera comunità europea è in sofferenza, le discussioni tecniche non ritardino l’attuazione”, ha detto proprio a Bruxelles, dopo un primo confronto sul tema con i colleghi durante il vertice.

“Dobbiamo lavorare perché possa essere attuato in tempi rapidi, significa attuare al più presto le previsioni regolamentari, che non possono – lo dico con chiarezza – mettere in discussione un impegno politico preso a luglio”, ha chiarito Conte. Ma la determinazione del capo del governo potrebbe non bastare a sciogliere la matassa che in questi mesi si è aggrovigliata a Bruxelles, dove una serie di interessi particolari in contrasto tra di loro hanno sbarrato la strada al pacchetto Recovery e bilancio Ue.

In vista della riunione dell’Ecofin di martedì, che affronterà la parte più tecnica del dossier cioè come sbloccare i fondi di volta in volta, una fonte europea spiega bene dove ci si è impantanati: la presidenza tedesca della Ue puntava ad un accordo definitivo a metà ottobre, “ma molto probabilmente non si riuscirà a fare perché le discussioni con il Parlamento” sul bilancio Ue, parte del pacchetto, “non sono così avanzate”, e perché il capitolo Recovery fund “è bloccato in Coreper da 7 Stati, che vogliono prima un accordo con il Parlamento sul bilancio Ue”.

Tra questi sette ci sono Ungheria e Polonia, che vogliono prima assicurarsi di annacquare la condizionalità sullo stato di diritto (cioè quando togliere i fondi Ue a chi non rispetta le regole democratiche), al momento negoziata tra Consiglio e Parlamento. Ma tra i sette ci sono anche Olanda e Austria, che puntano invece a prendere tempo, per ritardare un pacchetto che non volevano dall’inizio.

La presidenza tedesca, quindi, lavora adesso con un nuovo orizzonte temporale che prevede un accordo entro fine ottobre o inizio novembre, che comunque creerebbe dei ritardi significativi.

“Avremmo comunque il problema delle ratifiche parlamentari, ognuno ha i suoi tempi, la Germania meno, l’Olanda di più, è difficile prevedere”, spiegano le fonti, confermando che “la preoccupazione principale è il dibattito sullo stato di diritto che ha il potenziale di bloccare al Consiglio” il dossier Recovery, e di tenere il dossier del bilancio Ue fermo nel negoziato tra Consiglio e Parlamento. Resta fiducioso invece il commissario all’economia Paolo Gentiloni, secondo cui si realizzerà “quello per cui lavoriamo, cioè avere i piani di rilancio approvati entro aprile 2021”.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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