Con Covid crollo consumi e redditi secondo trimestre

Signore fanno la spesa nel super mercato.
Signore fanno la spesa nel super mercato. (ANSA)

ROMA. – La crisi economica indotta dalla pandemia da Covid 19 conferma la forte contrazione dei consumi che la caratterizza in modo sostanziale rispetto anche alle più recenti crisi finanziarie e come rilevato dai principali organismi di analisi e dalla stessa Bce nell’ultimo bollettino mensile pubblicato.

A certificarlo è l’Istat, secondo il quale il reddito disponibile delle famiglie italiane, nel secondo trimestre 2020, è diminuito del 5,8% rispetto al trimestre precedente, con un crollo dei consumi appunto dell’11,5%.

Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 18,6%, in aumento di 5,3 punti rispetto al trimestre precedente, sottolinea l’Istituto, notando per il reddito disponibile una “contrazione marcata – seppure molto meno ampia di quella registrata dal Pil nominale – che si è tradotta in una riduzione del potere di acquisto”.  A beneficiarne è il tasso di risparmio, aumentato fortemente per “la decisa contrazione della spesa per consumi finali delle famiglie”.

L’istituto di statistica mette anche in rilievo come nel secondo trimestre 2020 il deficit pubblico in rapporto al Pil sia stato pari al 10,3% (era nullo nello stesso trimestre del 2019). Il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,9% (dal +4,1% nel secondo trimestre del 2019).

“La caduta di reddito – secondo Confcommercio – è inferiore alla flessione del prodotto grazie alla distribuzione di sovvenzioni generate a debito. La scelta delle famiglie di risparmiare è derivata soprattutto dall’impossibilità oggettiva di fare acquisti, soprattutto nel segmento dei servizi per il tempo libero”.

Coldiretti entra nel merito dei consumi contratti degli italiani, in particolare per quanto riguarda il comparto alimentare.  Secondo l’organizzazione agricola segnano un calo del 10% nel 2020 per effetto del crollo del canale della ristorazione non compensato dal leggero aumento della spesa domestica. Si è verificato, infatti, un taglio complessivo della spesa a tavola di 24 miliardi nel 2020 a causa dell’emergenza coronavirus con i consumi tornati indietro di dieci anni su valori del 2010, secondo elaborazioni sui dati Ismea.

Con la fine delle limitazioni agli spostamenti l’effetto scorta legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti per la spesa si è progressivamente affievolita, per tornare su valori leggermente superiori alla media. Un andamento che sta rivoluzionando anche gli equilibri all’interno delle filiere produttive, pesando sulla vendita di molti prodotti agroalimentari.

“Il fortissimo calo di Pil e consumi e la conseguente impennata della propensione al risparmio, certifica che il secondo trimestre è quello che maggiormente ha subito i colpi del lockdown ed ha registrato i dati più negativi nella storia economica delle Repubblica, con la maggiore prudenza di spesa delle famiglie che spiega, da sola, una contrazione dei consumi di 15 miliardi di euro a trimestre e del 5,5% nella media dei primi sei mesi dell’anno”,  sottolinea inoltre Confesercenti.

In calo anche il lusso. L’emergenza ha impattato negativamente sulla fiducia dei consumatori del settore moda trasformando le loro abitudini d’acquisto: il 40% circa dei 4.500 intervistati da PwC a livello mondiale ha registrato una riduzione di reddito ed il numero di chi spenderà per gli acquisti meno dello scorso anno è raddoppiato, passando dal 19 al 36%.

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