Nel M5S è nodo terzo mandato. Crimi chiude a deroghe

Vito Crimi, il nuovo capo politico del M5S post-Di Maio
Vito Crimi, il nuovo capo politico del M5S post-Di Maio. (ANSA)

ROMA. – “Nel M5S il problema non è Rousseau ma il limite dei due mandati”. Una fonte qualificata del M5S descrive così l’ultimo nodo in ordine cronologico scoppiato nel M5S che si avvia agli Stati Generali. Il “nodo dei nodi”, secondo alcuni esponenti del Movimento, tanto che a chiudere ogni porta a deroghe è, con inusuale durezza, Vito Crimi.

“Il limite dei due mandati per i parlamentari e i consiglieri regionali è uno di quelli a cui il Movimento non può rinunciare”, scandisce il capo politico. Dando lui per primo l’esempio: “io non mi ricandiderò in ogni caso, è una questione di principio”.

Il principio è, del resto, uno dei pilastri che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio vollero alla base del Movimento. Un pilastro che, per tanti pentastellati, oggi è obsoleto. “La guerra a Rousseau è uno schermo, il vero obiettivo degli Stati Generali è abbattere il limite dei dieci anni in Parlamento”, sottolinea una fonte parlamentare pentastellata.

E, nelle scorse ore, è partita la controffensiva dei “puristi” e di chi, in Parlamento, ci è entrato solo nel 2018. Da Davide Aiello a Raphael Raduzzi, diversi deputati hanno lanciato tweet a difesa del ruolo della piattaforma Rousseau e del limite dei due mandati, certificando l’emergere di una “fronda” che, secondo alcuni ambienti del Movimento, potrebbe superare i 100 parlamentari.

Sulla stessa linea c’è anche Alessandro Di Battista che, a inizio settimana, sarebbe tornato a incontrare Davide Casaleggio, tornato a Roma per “tastare”, nuovamente, gli umori del Movimento. Il tema è dirimente è potrebbe mettere a rischio gli stessi Stati Generali, facendo propendere una parte dei parlamentari, ma anche degli attivisti, per una votazione nel più breve tempo possibile di un nuovo capo politico. Monocratico o collegiale.

Entro la settimana da Crimi potrebbero arrivare novità. Per ora, tra i tre scenari proposti dal capo politico all’assemblea congiunta e negli incontri successivi, prevale la “terza via”, quella di un “comitato” che delinei, dopo aver sentito i territori, i contorni tematici degli Stati Generali. La strada è tortuosa. E prevede i primi ostacoli già sull’identikit di chi deciderà la nuova leadership.

Per Crimi, in questo senso, la parola degli iscritti è sacra. Posizione che va a confliggere con chi vorrebbe il ruolo di Rousseau fortemente depotenziato. In soldoni, l’obiettivo è non rendere più la piattaforma un “kingmaker” nella scelta delle future candidature. Candidature che, sottolinea una fonte di governo M5S, devono essere “valide”, a dispetto dello strumento di selezione.

“Ma senza il voto online che votano a fare? E’ come quando nei fast food hanno cominciato a vendere insalata. Nessuno la comprava…”, si sfoga un “big” che vorrebbe Rousseau comunque centrale. La piattaforma, per ora, ha dalla sua Grillo, che rilancia un post di due docenti – una olandese e un francese – a favore della democrazia diretta. Il M5S, comunque, per ora naviga in mare aperto. Con all’orizzonte un “neo-direttorio” come scenario più probabile. E Chiara Appendino “ha le capacità” per farne parte, è la previsione di Crimi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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