Zingaretti spinge la Legge elettorale e blinda il proporzionale

Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti nella sede del Pd al termine del voto per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari,

ROMA. – Nicola Zingaretti blinda l’accordo con M5s e gli alleati su una legge elettorale proporzionale, dopo che su alcuni quotidiani era stato ipotizzato un ritorno d’amore del Pd per il maggioritario, rivitalizzato da Romano Prodi che ha espresso la propria preferenza per il Mattarellum.

Un proporzionale però ancora da definire in aspetti fondamentali, come la soglia di sbarramento e le liste bloccate, punti sui quali è giunto un alt da un appello di dieci costituzionalisti, che ricevono il plauso di M5s. Il Movimento rilancia le preferenze guardate in tralice dal Pd e dagli alleati, che mirano semmai a sistemi alternativi. Sui tempi vale per i Dem il manzoniano “adelante con juicio” così da avvicinarsi al semestre bianco del presidente che impedirebbe lo scioglimento delle Camere.

“Nel Pd – ha detto Zingaretti rispondendo ad una domanda sulle intenzioni dei Dem – abbiamo discusso per sei mesi per cambiare una pessima legge elettorale maggioritaria e c’è un punto di approdo”, cioè il Germanicum. Vale a dire, “un proporzionale con forte spinta verso la correzione maggioritaria: non è che ogni mattina noi ripartiamo da zero”.

Insomma, gli alleati di M5s e LeU, attestati sul proporzionale, possono stare tranquilli. E anche Matteo Renzi ha accettato il proporzionale se corretto dalla sfiducia costruttiva.

Ad agitare le acque un appello di 10 costituzionalisti pubblicato dal Fatto Quotidiano, che chiedono tre cose precise: via le liste bloccate, una soglia non così alta come quella del Germanicum al 5%, e niente pluricandidature, cioè l’ombrello con cui i leader si garantiscono l’elezione.

Esulta M5s, con il presidente della Commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia e con la capogruppo in Commissione Vittoria Baldino, che rilanciano le preferenze. Un sistema che però non piace a Pd, Leu e Iv. Il capogruppo di Leu alla Camera Federico Fornaro ricorda come le preferenze in collegi grandi facciano salire i costi delle campagne.

In casa Dem le preferenze scatenerebbero una competizione interna tra i candidati delle diversi correnti, e quindi vanno evitate. L’alternativa, suggerita da Fornaro e nei giorni scorsi dal costituzionalista Gaetano Azzariti sono i collegi uninominali proporzionali, come il sistema vigente per il Senato fino al 1993.

Anche sulla soglia al 5% non c’è accordo, con Fornaro che preannuncia un emendamento che la abbassa al 4%. Nelle opposizioni Giorgia Meloni pur confermando di puntare ad un maggioritario sposa la richieste delle preferenze, così come Osvaldo Napoli, che però apre un dibattito interno a Fi, chiedendo anche lui il proporzionale rispetto al maggioritario sollecitato dalle capigruppo Annamaria Bernini e Maria Stella Gelmini. Solo il proporzionale, dice Napoli, darebbe agibilità e rilancio a Fi.

A parte la rassicurazione di Zingaretti sul proporzionale, i Dem non vogliono parlare di legge elettorale perché mirano a far marciare prima due riforme costituzionali già incardinate: il voto ai 18enni per eleggere i senatori e la legge Fornaro che riguarda la base territoriale per l’elezione del Senato (da regionale a nazionale). Poi inizierà la sessione di bilancio, a fine ottobre quando vanno evitate tensioni in maggioranza, e quindi si entrerà nel vivo solo a gennaio.

Insomma l’approvazione della riforma elettorale prima che scatti il semestre bianco, a luglio, sarà impossibile, con la legislatura che va oltre l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale, e la possibilità che ci siano processi politici che facciano ripensare la legge elettorale da adottare.

(Di Giovanni Innamorati/ANSA)

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