Recovery: verso taglio cuneo fiscale. Ue fa il punto

Panoramica dell'aula del Senato.
Panoramica dell'aula del Senato. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA. – I 209 miliardi di aiuti all’Italia mdal pacchetto next generation Eu puntano sul digitale e la transizione energetica come motore per la crescita futura. Ma la declinazione italiana passa inevitabilmente dal fisco: “”abbassare le tasse con il recovery plan si può fare, e noi lo faremo”, dichiara la viceministra all’Economia Laura Castelli.

Preceduta dal ministro Roberto Gualtieri che sfida i leader dell’opposizione Salvini e Meloni: “con loro più tasse”.

Lo spostamento sul terreno fiscale parte da un dato di fatto: ieri – a poche ore dal vertice che terrà lunedì con la cancelliera Angel Merkel e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli per fare il punto sulla trattativa, e con Palazzo Chigi che prepara il progetto preliminare per ottobre – è arrivata l’apertura della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a un utilizzo di quei fondi per alleggerire il cuneo fiscale.

“In generale i piani di riforma devono rispettare le due priorità che ci siamo dati: il green e la transizione digitale. Nel contempo vi sono le raccomandazioni-paese pubblicate nel quadro del Semestre europeo”.

Nelle quali, oltre a richiamare una tassazione troppo sbilanciata sui redditi e troppo poco su immobili e consumi (Iva), si riconosce che l’Italia soffre di un deficit di competitività dovuto al divario eccessivo fra stipendio lordo e netto e ad alti contributi per le imprese, come da anni dicono anche Fmi e Ocse.  Uno spiraglio che consente alla maggioranza di sfidare l’opposizione, che aveva fatto una bandiera della “flat tax”, proprio sul piano delle tasse.

Laura Castelli coglie senza indugio l'”ottima notizia” nelle parole della von der Leyen: “l’apertura della Commissione è inequivocabile”, il riferimento “tutt’altro che banale” lasciato cadere sulle raccomandazioni Ue, “se consideriamo che all’Italia è stato più volte evidenziato l’eccessivo costo del lavoro, ma anche la necessità di una riforma del fisco”.

Tradotto:  decontribuzione e taglio del cuneo fiscale. Lungo un percorso che – Gualtieri ci tiene a precisarlo – il Governo ha già imboccato “con la riduzione, già da luglio, del cuneo fiscale grazie alle risorse dal contrasto all’evasione fiscale, con buste paga più pesanti per 26 milioni di italiani”.

Nel 2021, come spiega la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra, bisognerà quindi innanzitutto completare quell’intervento, portándolo compiutamente a regime. Ma bisognerà anche pensare a ridisegnare l’Irpef in modo più equo, riducendone il peso sui ceti intermedi, quelli su cui c’è oggi “un salto di onere significativo”.  Guerra caldeggia l’ipotesi di un’aliquota “continua” alla tedesca, ma sul tavolo c’è anche la seconda possibilità di ridurre gli attuali 5 scaglioni.

Se von der Leyen mostra sensibilità al contesto político italiano, dove le tasse sono la madre di tutte le battaglie, Gualtieri gira anche il coltello nella piaga delle contraddizioni di Salvini e Meloni, che hanno promesso battaglia alla parte del recovery fund in prestiti (al netto dei circa 80 miliardi a fondo perduto): “Dire ‘preferisco avere meno soldi anziché più soldi, più tasse e meno servizi’, continuare a dire cose senza senso perché in passato ho detto che ‘l’Europa fa schifo’ è una cosa assurda”.

Intanto il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, rispondendo a distanza al segretario della Cgil, Maurizio Landini, apre al coinvolgimento delle parti sociali sull’impiego delle risorse del Recovery Fund:  “il Governo ha tutta la voglia di concertare e di ascoltare le proposte degli attori sociali”.

Sullo sfondo c’è anche la mina politica del Mes per l’emergenza pandemica, con il PD a favore e il M5s contro. “Il Governo dovrà valutare in base al proprio fabbisogno, dice Amendola. Gualtieri, invece, riconosce che “esiste una divergenza di opinioni”. Ma lascia anche intendere che quelle risorse per la sanità, senza il Mes, potrebbero Dover attingere ai circa 120 miliardi della quota in prestiti del recovery fund.

Nel frattempo sul Pnrr dovrà anche esprimesi il Parlamento. All’inizio della prossima settimana le commissioni ascolteranno un lungo elenco di ministri: martedì Dadone, Catalfo, Spadafora, Manfredi, Franceschini e Bellanova. Mercoledì toccherà a Di Maio e Azzolina.

Le proposte delle singole commissioni confluiranno in un documento messo a punto dalla bilancio e che sarà poi portato in Aula. Il voto a Montecitorio dovrebbe tenersi fra fine settembre e i primi di ottobre. Un po’ più lunghi invece i tempi al Senato, dove la commissione Bilancio è impegnata con l’esame del dl agosto.

(di Domenico Conti/ANSA)

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