Scattano 3 settimane di lockdown in Israele

Due ebrei si fanno una foto con la mascherina in Israele.
Due ebrei si fanno una foto con la mascherina in Israele. (ANSA)

TEL AVIV,. – L’ora X scatterà nel primo pomeriggio di venerdì 18 settembre, a poca distanza dalla cena rituale del Capodanno ebraico. E per Israele sarà di nuovo lockdown per almeno 3 settimane: il secondo in  cinque mesi per un Paese primo al mondo costretto a richiudere a fronte di picchi di infezione.

Tuttavia, la decisione del governo di Benyamin Netanyahu – varata dopo molti, prolungati, tira e molla – cala in un tessuto sociale e politico fortemente irritato per una scelta non condivisa da tutti, compresi gruppi di medici, e dal forte impatto economico che ha suscitato molte proteste.

Inoltre vari analisti hanno evidenziato le pressioni dei partiti religiosi ortodossi (che hanno nel loro elettorato, insieme agli arabi, un’alta percentuale di contagiati) sulla coalizione di maggioranza.

Le restrizioni scelte – sulla cui applicazione vigileranno migliaia di poliziotti e anche di soldati – non solo coinvolgono l’intero periodo delle festività religiose più importante (Capodanno, Kippur e Sukkot),  ma sono state  attenuate da molteplici deroghe che hanno finito per complicare una situazione già difficile. Anche per chi è religioso e chi no. Per esempio, il divieto di allontanarsi oltre i 500 metri da casa è stato mitigato da una casistica diretta –  secondo i media – a favorire la partecipazione alle cerimonie religiose.

Inoltre, spiagge blindate ma si può andare invece all’estero e non sono stati pochi gli israeliani a fare questa scelta. Chiusi ristoranti, bar, alberghi e centri commerciali, forti restrizioni negli assembramenti pubblici ma non per le manifestazioni.

Tra i primi a rendersi conto della “confusione e dell’incertezza” dell’opinione pubblica, c’è stato il presidente Reuven Rivlin che in un discorso alla nazione ha ammesso che “la leadership non ha fatto abbastanza per essere meritoria di attenzione. Avevate fiducia in noi e noi – ha detto agli israeliani – vi abbiamo deluso. Vi chiedo scusa e perdono”. Il problema del governo è infatti  che il disorientamento generale finisca in una scarsa adesione alle regole, vanificando l’imminente blocco.

Eppure i numeri della pandemia non lasciano scampo: i contagi viaggiano in media ogni giorno ben oltre i 5mila (6mila tra il 16-17 settembre), con un record di casi attivi e un aumento dei malati gravi. Alcuni ospedali hanno riaperto le sale sotterranee dei tempi di guerra per far fronte alla possibile ondata di pazienti.

Punto dolente – additato in passato più volte dal Commissario al coronavirus Ronni Gamzu, spesso inascoltato – è stata la riapertura della scuola  che ora ha chiuso i battenti e che non si sa quando riaprirà. Lo stesso ministro della sanità  Yuli Edelstein – il più deciso al lockdown insieme a Gamzu –  ha avvertito che se le infezioni non caleranno è possibile una estensione del blocco.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)

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