Morelli presidente, ma Consulta si divide

Mario Rosario Morelli nell'aula della Corte Costituzionale in una foto d'archivio.
Mario Rosario Morelli nell'aula della Corte Costituzionale in una foto d'archivio. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Nessuno strappo alla tradizione. Chiamati a eleggere il loro presidente i giudici costituzionali hanno scelto il collega che da più tempo siede alla Consulta, seguendo ancora una volta il criterio dell’anzianità:si tratta di Mario Morelli,il giudice che in Cassazione aveva firmato la sentenza sul caso di Eluana Englaro, dal 2018 vice presidente della Corte Costituzionale.

Il successore di Marta Cartabia però potrà resterà in carica solo tre mesi. Il 12 dicembre prossimo scadrà infatti il suo mandato di 9 anni di giudice costituzionale, dove è giunto nel 2011 eletto dai magistrati della Cassazione. E proprio sul nodo della presidenza breve la Corte si è divisa.

L’elezione è passata a maggioranza e solo alla seconda votazione (alla prima non si è raggiunto il quorum richiesto), con 9 voti a favore. Cinque sono andati invece a Giancarlo Coraggio e uno a Giuliano Amato, che avrebbero potuto assicurare una guida certamente più lunga alla Consulta. Tutti e due sono stati nominati vicepresidenti da Morelli, che intende accentuare la “collegialità” della Corte come antidoto alle “criticità” della presidenza breve, come ha spiegato il neo presidente nella tradizionale conferenza stampa.

“In 3 mesi non si può fare quanto in 3 anni” , ma il principio dell’anzianità , che è stato sempre seguito dalla Corte costituzionale nella scelta del presidente (e da cui si è deviato solo in 4 casi ) “assicura serenità e indipendenza”, ha detto Morelli, affrontando esplicitamente il tema e spiegando che da tempo alla Consulta convive un’altra “linea di pensiero” che vede nella presidenza breve problemi per la funzionalità della Corte.

La partita vera sulla presidenza si è giocata tra lui e Coraggio, che “al 99,9% sarà il prossimo presidente” : “abbiamo rappresentato le due opzioni di fondo, ma rimanendo amici come prima. Siamo completamente d’accordo, lavoreremo insieme”, ha assicurato Morelli.

La storia della Consulta ha comunque visto già diverse presidenze brevi: anche Giuliano Vassalli, Giovanni Conso, Giuseppe Tesauro, Giovanni Maria Flick sono stati al vertice della Corte costituzionale per poco più di tre mesi. E ancora meno tempo (1 mese e 14 giorni) Vincenzo Caianiello.

Il neo-presidente non si è sottratto a nessuna domanda dei giornalisti. Il taglio degli eletti? “è una riforma che incide sulla Costituzione in maniera relativa e va completata con provvedimenti che con sequenza diacronica devono seguire”. Non ha detto se voterà si o no al referendum ma ha ammesso che “c’è un mezzo pieno e un mezzo vuoto” in ognuna delle due posizioni.

Quanto ai principi a cui deve ispirarsi la nuova legge elettorale “sono quelli già fissati dalla Costituzione, che hanno orientato le decisioni della Corte”.

Romano, 79 anni anni, sposato, con due figlie, Morelli ha diviso la sua carriera di giudice tra la Cassazione e la Consulta, dove prima di essere eletto giudice è stato per 30 anni assistente di studio, partecipando all’istruttoria del processo Lockheed.

Alcune sue teorie hanno fatto breccia nella giurisprudenza costituzionale: come la possibilità di estendere la garanzia di inviolabilità ai nuovi diritti. “C’è una classe di diritti che dobbiamo far rispettare che non nascono dall’alto ma sono richiesti dalla coscienza sociale”, ha ribadito in conferenza stampa, confermando che su questo tema le porte della Corte sono aperte.

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