Ue: fondi per nuovo campo profughi e navi a Lesbo

Il campo di migranti di Moria nell'isola di Lesbo distrutto dalle fiamme
Il campo di migranti di Moria nell'isola di Lesbo distrutto dalle fiamme. (Ansalatina)

BRUXELLES.  – Il terribile incendio nel campo profughi di Moria a Lesbo ha svegliato in parte le coscienze europee. L’Ue si è detta pronta a finanziare una nuova struttura, più moderna, in Grecia, mentre saranno dispiegate navi, finanziate dall’Unione, per dare rifugio ai richiedenti asilo più vulnerabili.

Intanto salgono a dieci i Paesi del vecchio Continente che si sono offerti a ricevere 400 minori non accompagnati, aprendo così una breccia fra gli egoismi nazionali e gli Stati membri spesso riluttanti proprio sul tema dell’accoglienza.

All’indomani della sua missione nell’isola dell’Egeo il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Margaritis Schinas, il cui portafoglio è legato al dossier migrazioni, traccia un primo bilancio. “L’Ue è pronta non solo a finanziare e sostenere la costruzione di questa nuova struttura, ma anche a considerare qualsiasi richiesta greca per un ruolo più attivo nella gestione di questa nuova struttura”, ha detto Schinas, parlando dalla Grecia in una videoconferenza insieme al ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, che si trovava a Berlino.

Per Bruxelles il problema non può più essere gestito soltanto dai Paesi ospitanti ma serve un maggiore coinvolgimento europeo. “Moria non esiste più… Ma deve servire come un forte promemoria per tutti noi su quello che dobbiamo cambiare in Europa” sulla migrazione, ha chiosato il vicepresidente esecutivo della Commissione, auspicando maggiore solidarietà nell’Unione. Atene, da parte sua, ha chiesto un ruolo “più attivo” dell’Ue nella gestione delle nuove installazioni.

Ma adesso l’urgenza immediata riguarda i 400 minori, già evacuati. Dieci Paesi hanno accettato di accoglierli, stando al ministro Seehofer. Alla Germania Francia e Paesi Bassi si sono accodati Finlandia, Lussemburgo, Slovenia, Croazia, Portogallo, Belgio e, fuori dalla Ue, la Svizzera, che ne prenderà venti.

“La situazione è grave”, ha riferito il ministro belga per l’asilo e la migrazione Maggie De Block. “Anche se stiamo già facendo molto di più della maggior parte degli Stati membri, il Belgio vuole mostrare ancora una volta solidarietà con la Grecia. Il nostro Paese continua tuttavia a invocare una soluzione duratura a livello europeo”. Da anni i Paesi Ue sono profondamente divisi su come gestire i richiedenti asilo che arrivano dall’esterno dell’Unione in Grecia, Italia e in altri Stati membri, soprattutto quelli affacciati sul Mediterraneo.

La Germania e un certo numero di stati membri dell’Europa meridionale chiedono che i rifugiati siano distribuiti nell’Unione, ma gli stati dell’Europa centrale e orientale si sono fermamente opposti a questa prospettiva.

A Lesbo cresce la tensione. Migliaia di richiedenti asilo hanno trascorso la terza notte all’addiaccio e oggi pomeriggio un migliaio di loro ha manifestato chiedendo di poter lasciare l’isola, mentre le autorità hanno inviato sul posto rinforzi di massa per contenere le folle.

La struttura di Moria, tra le decine sparse per la Grecia, era notoriamente sovraffollata e spesso ospitava oltre il quadruplo delle persone previste, alimentando così il malcontento e le proteste dei residenti dell’isola. Le autorità greche hanno anche iniziato ad installare centinaia di tende in un recinto vicino al porto dove le migliaia di richiedenti asilo senza tetto devono essere trasferiti.

Nei campi per migranti sul territorio greco “certamente c’era una situazione con condizioni inaccettabili, ma questo è il risultato del fallimento del tentativo di trovare un accordo sulla politica di asilo e immigrazione comune.

Per questo il 30 settembre lanceremo una nuova proposta”, ha affermato, dalle pagine de La Stampa la commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, preannunciando il nuovo “Patto per l’Immigrazione” di cui farà parte anche la riforma del diritto d’asilo, con l’auspicio che “tutti si impegnino per il compromesso”.

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