Conte a Beirut: “L’Italia è con voi, ma è tempo di riforme”

Beirut- Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha incontrato il Presidente del Parlamento, Nabih Berri.
Beirut- Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha incontrato il Presidente del Parlamento, Nabih Berri. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

BEIRUT. – L’Italia in Libano c’è stata, c’è e ci sarà. Con il contingente italiano Unifil a Sud del Paese e a partire dall’inizio di settembre, con l’operatività della task force “Emergenza Cedri”, istituita per risollevare il Libano dalle macerie del 4 agosto.

E’ innanzitutto questo il messaggio che il premier Giuseppe Conte porta nel Paese dei Cedri. Un Paese profondamente provato da mesi di disobbedienza civile, instabilità politica, crisi economica e anche pandemica. E con lo scoppio del 4 agosto a portare non solo la capitale, ma l’intero Paese sull’orlo del baratro.

Conte non dà ultimatum ai suoi interlocutori dando alla sua missione uno “spirito” diverso da quella, pochi giorni fa, di Emmanuel Macron. E, a differenza del presidente francese, non vede esponenti di Hezbollah. Vede, però, tutti i leader politici, dal presidente della Repubblica Michel Aoun al presidente del Parlamento Nabih Berri fino ai due premier: quello dimissionario, Hassan Diab, e quello – Mustafa Adib – incaricato nelle prossime ore di presentarsi al palazzo presidenziale di Baadba con uno schema del nuovo esecutivo.

A tutti, il premier invia lo stesso messaggio: “qui c’è un’emergenza a tutto tondo. Se ne può uscire solo con un patto politico forte tra le migliori forze della società. Senza questa prospettiva la comunità internazionale può fare poco”. E’ un percorso di riforme, strutturali e radicali, quello a cui il premier auspica in tutti i suoi bilaterali.

Un percorso che “ricostruisca la fiducia tra i cittadini e tra i cittadini e le istituzioni”, spiega il premier cercando di “spronare” il futuro – e ancora potenziale – governo libanese. “La sfida delle riforme è impegnativa, ma a portata di mano se le autorità si impegneranno in un processo di rinnovamento della governance”, spiega.

“L’intromissione” italiana, per ora, si ferma qui. Nessuna fuga in avanti da parte di Roma, anche perché, sottolinea Conte, “per essere efficaci gli sforzi dei Paesi Ue devono essere coordinati”. Il governo, e non direttamente la società civile, resta quindi il destinatario finale del sostegno del governo.

Ma Conte, nell’ambasciata italiana, incontra alcuni dei protagonisti delle proteste dei mesi scorsi. Rappresentanti di Ong, intellettuali, esponenti delle opposizioni. Al premier portano sul tavolo la necessità di un cambiamento, in senso, laico, della Costituzione. Per depotenziare quella ripartizione confessionale – tra sciiti, sunniti, cristiani, drusi, tanto per fare alcuni esempio – a lungo bersaglio delle proteste che, lo scorso ottobre, portarono tra l’altro alle dimissioni di Saad Hariri.

“Non è nostro compito entrare nel dettaglio delle riforme ma se è vero che il Libano ha diritto di perseguire questa strada è anche vero che ha il dovere di perseguirla”, è il messaggio di Conte, al quale Aoun sottolinea l’auspicio che il sostegno italiano contribuisca a lenire l’emergenza dei rifugiati siriani e dare il là alla ricostruzione. Una ricostruzione che, nei prossimi mesi, per l’Italia potrebbe essere anche occasione per nuove rotte di investimenti.

Per ora, è il porto devastato di Beiurt, con l’iconico scheletro del silos sventrato d’ammonio, la prima tappa del premier. Che subito dopo visita la nave San Giusto, parte di quell’operazione “Emergenza Cedri” che ha portato a Beirut 500 militari e che, nelle prossime ore, si arricchirà di un ospedale da campo con 180 tra medici, operatori sanitari, tecnici e militari.

Il presidio avrà 34 posti letto per degenti e tre per la terapia intensiva e avrà una doppia funzione: curare i traumi post-esplosione ed effettuare tamponi anti-Covid, con i contagi che, nelle ultime settimane, sono balzati anche in Libano, costringendolo al lockdown. “Sono orgoglioso, sapremo tenere alto anche questa volta l’onore della patria”, è il saluto di Conte alle forze dell’Esercito stanziate nell’ospedale, situato nel campus dell’università libanese di Hadath.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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