Negato il suicidio assistito, morirà in diretta Facebook

Alain Cocq a letto in ospedale.
Alain Cocq a letto in ospedale. (AFP)

PARIGI.  – É arrivato anche l’ultimo no, quello più autorevole. Confessando la sua impotenza di fronte alla legge, Emmanuel Macron ha respinto la richiesta disperata di Alain Cocq, da anni inchiodato a letto per una malattia rarissima, degenerativa ed incurabile.

Alain voleva “andare via in pace, nella dignità”. La legge sul fine vita non lo prevede e lui, da domani mattina, smetterà di alimentarsi e di curarsi, trasmettendo la sua morte in diretta durante un interminabile streaming di 4 o 5 giorni sulla sua pagina Facebook.

Alain ha 57 anni e ripete spesso di essere “malato terminale da 34”. Soffre di una malattia estremamente rara per la quale non esistono cure. Le pareti delle sue arterie si restringono fino ad incollarsi, provocando ischemie per arresto o insufficienza della circolazione sanguigna nei tessuti e negli organi. Durissime le parole con le quali descrive il suo stato: “L’intestino mi si svuota in una sacca. La vescica mi si svuota in una sacca. Vengo rimpinzato come un’oca, con un tubo nello stomaco. Se devo restare qui a guardare il soffitto come un coglione aspettando che passi, dico no”. Ed ha deciso che la sua morte, che comincerà già da questa sera al tramonto, diventerà il modo di “mostrare ai francesi cos’è l’agonia obbligatoria della legge Leonetti”, la normativa sul fine vita.

Alain Cocq, prima di scrivere a Macron, ha fatto tutto il possibile per gridare al mondo la sua disperazione, impegnandosi anche in diversi giri d’Europa in sedia a rotelle. Macron gli ha risposto che anche un presidente “non si può porre al di sopra delle leggi”. La legge approvata nel 2016 autorizza la sedazione profonda – questa sarebbe la richiesta di Cocq – ma soltanto per le persone con prognosi “a breve termine”. Lui, invece, non può attestare di far parte di questa categoria di malati, dal momento che la sua malattia va avanti da anni.

All’ingresso del modesto appartamento di un quartiere molto popolare di Digione, nel centro della Francia, Alain ha fatto appendere la sua “attestazione di rifiuto delle cure” che intima di non praticargli nessun tipo di rianimazione: “Nove volte è stato rianimato – spiega una delle responsabili dell’Associazione che ne sostiene la battaglia per una norte ‘nella dignità’ – e ogni volta si è manifestata un’ulteriore degenerazione del suo stato. Non ha più alcuna speranza, è prigioniero del suo corpo”.

L’obiettivo dell’azione, spiega la responsabile Sophie Medjeberg, è provocare un “elettroshock” che spinga all’approvazione di una legge sul suicidio assistito sul modello del Belgio e della Svizzera.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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