Governo: fiducia risicata sul Decreto Covid. Valanga assenze M5s

Aula del Senato della Repubblica.
Aula del Senato della Repubblica, ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Ventotto assenti nel M5S al primo voto di fiducia dopo la pausa estiva. Comincia così l’autunno caldissimo di Giuseppe Conte e del governo giallorosa. Il teatro del blitz è il decreto Covid. La premessa è l’emendamento firmato da una cinquantina di deputati del Movimento che ha costretto il governo a porre frettolosamente la fiducia.

Ma alcuni firmatari non piegano la testa. E a loro si aggiunge anche chi, ormai, si dirige a navigare in direzione contraria ai vertici. Non è la fronda dei 28 perché, è la difesa del gruppo della Camera sono “7 gli assenti ingiustificati”. Ma questi numeri, se trasferiti a Palazzo Madama, sarebbero da allarme rosso.

E proprio al Senato Mattia Crucioli, da mesi in rotta con il gruppo, non vota la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del ministro Roberto Speranza. Il premier, per ora, va per la sua strada. L’unica volta che, nelle settimane scorse, ha messo becco nell’universo M5S, esortandolo ad allearsi con il Pd, ha incontrato un muro, o quasi.

Sarà il Recovery Fund “l’arma” con cui Conte tenterà di rilanciare l’azione di governo. Nei prossimi giorni, forse già a Cernobbio, il premier si soffermerà sulle priorità da mettere in campo. Conte vuole fare presto. Il 15 ottobre è la data che si è prefissato per portare, magari di persona in occasione del Consiglio Ue, il suo Recovery Plan ai vertici europei.

L’Italia avrebbe più tempo ma il governo, racconta una fonte dell’esecutivo vicina al dossier, vuole terminare il lavoro contestualmente alla manovra. Con un obiettivo. Convincere Bruxelles ad elargire, in qualche forma, già nel 2020 il 10% di anticipo dei 209 miliardi del Recovery destinati a finire all’Italia nella primavera del 2021.

Non sarà una trattativa facile e, al premier, servirà individuare tre o quattro riforme urgenti da far partire subito. In settori come quello delle infrastrutture, della sanità, o della messa in sicurezza idrogeologica. E la strategia potrebbe fare da “stampella” ad un obiettivo parallelo: rinviare il voto delle Camere sul Mes. Voto sul quale si potrebbe concretizzare la scissione del M5S.

Già, perché il Movimento è una nave in tempesta dove, per dirla come un deputato di alto rango, “manca totalmente una leadership”. E il gruppo rischia di annegare nel caos. L’emendamento “anti-Conte” sui servizi, nel merito, aveva trovato diversi seguaci. Ma, prima che intervenisse il governo, in tanti avevano ritirato la firma annusando la strumentalizzazione.

Sul voto di fiducia, la ferita non si è rimarginata. Tra i 28 assenti ci sono diversi giustificati (come Emilio Carelli, Iolanda Di Stasio, Vittoria Baldino, Francesca Businarolo, Stefania Mammì) ma anche molti “frondisti”. Elisa Siragusa è tra gli assenti, tra i firmatari dell’emendamento e voterà No al referendum. Pino Cabras, anche lui assente e firmatario, da tempo rema nella nave dei duri e puri anti-Mes come il collega Alvise Maniero, anche lui non partecipante al voto. Maurizio Cattoi e Chiara Ehm hanno firmato l’emendamento della discordia e non hanno votato la fiducia.

Poi c’è chi, come Piera Aiello, in mattinata annuncia l’addio al M5S accusandolo di “non rappresentarla più” e nel pomeriggio vota, come Lega, Fi e Fdi, contro la fiducia al governo. Federico D’Incà, in Aula, segna tutto. L’impressione è che, dopo le Regionali, i vertici torneranno a far sentire la loro clava, magari anticipando ulteriori fuoriuscite. La patata bollente, alla fine, arriverà a Palazzo Chigi.

Toccherà anche a Conte gestire il quasi certamente complicatissimo post–Regionali. E il premier sa che primo o poi si troverà dinanzi al bivio di un rimpasto. Lui, al momento, lo esclude. Anche perché in un quadro elettorale fosco per gli alleati, il passo da rimpasto a crisi non è lunghissimo. Ma il premier potrebbe anche cambiare idea, come più di uno vorrebbe nel governo. Con un obiettivo: accettare il rimpasto per rilanciare il patto di governo. Provandolo così a blindare, almeno per qualche mese.

(di Michele Esposito/ANSA)

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