Quando Farina batteva Fangio, la Formula 1 celebra 70 anni

Nino Farina sulla Alfa Romeo campione del mondo a Monza.
Nino Farina sulla Alfa Romeo campione del mondo a Monza. (Ansa)

ROMA. – Quando Nino Farina batteva Manuel Fangio. La Formula 1 celebra i suoi primi 70 anni tra trionfi, drammi e passioni senza tempo. La regina della velocità  festeggia un’etá importante che forse non dimostra, in un anno, quello del Coronavirus, in cui è riuscita ad accendere il semaforo verde in ritardo e con molte cautele come quella dei circuiti a porte chiuse e dei team ridotti all’osso tra mascherine e tamponi per tutti.

Una storia gloriosa e fortunata, in cui la Formula1 guarda  con rispetto al celebre passato che ormai sa di amarcord, ma spingendo l’acceleratore sul presente e soprattutto sul futuro disegnato dalla nuova proprietá a stelle e strisce che quest’anno si è dovuta affannare a rivedere programmi e calendario per l’emergenza sanitaria. A

mericani che hanno festeggiato la ricorrenza del 13 maggio 1950 quando prese il via il Gran Premio del primo Mondiale di F1, a Silverstone, e ora festeggiano Nino Farina, laureatosi con l’Alfa Romeo campione del mondo il 3 settembre dello stesso anno sul circuito di Monza.

Era un’altro Mondiale: sette Gp di cui sei in Europa, la 500 miglia di Indianapolis valida solo per i piloti americani, la scuderia milanese dominava le gare ma sullo sfondo gia’ si avvicinava un’altra Rossa, nata da una costola dell’Alfa e due volte seconda in quella stagione con Ascari. Finí col trionfo di Farina, davanti a Fangio che perse il titolo all’ultima gara e un’altra Alfa, guidata da Luigi Fagioli. Frammenti di mito, insomma, che i 70 anni non hanno sbiadito.

Negli anni a seguire il Circus fu soprattutto un affare privato da Juan Manuel Fangio e la Ferrari di Alberto Ascari, con l’argentino che vinse la sfida con l’italiano inanellando ben cinque titoli e restando il piú grande di tutti fino all’avvento di Michael Schumacher arrivato a quota sette. Un primato che potrebbe essere eguagliato quest’anno dall’attuale campione del mondo, l’inglese Lewis Hamilton che già al Mugello il 13 settembre, proprio sul circuito di proprietà della Ferrari dove la Rossa celebra il millesimo Gp,  potrebbe agguantare Schumi.

In 70 anni di corse e pole position, sono stati in tutto 33 i piloti iridati, 108 hanno vinto dei Gran Premi mentre 764 piloti ed oltre 150 team hanno preso parte al Mondiale. Scuderie, che oltre ai driver, hanno fatto la fortuna di questo sport: prima fra tutte la Ferrari, nata dall’istinto motoristico del Drake e diventata via via un simbolo dell’Italia che ripartiva e imparava a correre alla fine della guerra.

Dopo il Cavallino Rampante, venivano tutte le altre dall’Alfa Romeo alla Mercedes, dalla McLaren alla Williams, alla Lotus. Un epopea quella della Formula 1 che entró nel vivo a cavallo degli anni 70, quando le monoposto diventavano sempre piú performanti e i piloti rischiavano la vita accarezzando il sogno di diventare un mito per gli appassionati dell’epoca. Ecco allora le sfide tra Jackie Stewart ed Emerson Fittipaldi e poi quella ancor piú celebre, rilanciata dalla pellicola cinematografica ‘Rushì’, con le battaglie fuori e dentro la pista tra Niki Lauda e James Hunt.

E poi l’avvento dei brasiliani Nelson Piquet e Ayrton Senna, la cui tragica morte a Imola l’1 maggio 1994 – come era stato dodici anni prima per il ferrarista Gilles Villeneuve nello spaventoso incidente a Zolder – oltre a farne una legenda segnó l’inizio della Formula 1 moderna nel nome di Bernie Ecclestone e Max Mosley: le scuderie dovevano riuscire a rendere le vetture non solo piú veloci, ma anche piuúsicure. A dominare, in questa fase, sará ben presto Schumacher tanto da far dimenticare  Alain Prost e Nigel Mansell. I figli di, Damon Hill e  Jacques Villeneuve, resteranno delle parentesi.

A spezzare il dominio della Rossa di Schumi, Jean Todt (ora presidente Fia) e Luca di Montezemolo, ci penserá lo spagnolo Fernando Alonso allevato dal manager italiano Flavio Briatore, giá “scopritore” di Schumi. Una volta sbarcato in Ferrari, l’asturiano smetterá di vincere lasciando spazio ad un altro tedesco, Sebastian Vettel, cosí bravo da arrivare dopo quattro titoli in Red Bull a Maranello dove non é ancora riuscito a riportare il Mondiale piloti che manca alla gioia dei cuori rossi dal 2007 targato Kimi Raikkonen.

A prendersi tutto negli ultimi anni, grazie anche ad una super Mercedes, e fatta eccezione per l’intermezzo dell’altro figlio di, Nico Rosberg, sará l’inglese colored Lewis Hamilton, capace di vincere per sei volte come Fangio e ad un passo dal primato di Schumi sfruttando le novità dell’era ibrida e soprattutto lo strapotere della sua Mercedes. A fermarlo non è riuscito nemmeno il Coronavirus che, nell’anno in cui la Formula 1 compie 70 anni, ha ritardato la partenza del Circus rivoluzionando i piani di team, piloti e tifosi.

Una stagione ripartita all’inizio dell’estate sul circuito dello Spielberg tra le montagne austriache e che per ora parla solo del dominio Mercedes e dei disastri della Ferrari, sempre più divisa tra l’addio a Sebastian Vettel e la definitiva consacrazione dell’astro nascente Charles Leclerc.

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