“Allarme bomba”, italiano fermato e rilasciato in Gran Bretagna

Un aereo della Ryanair all'aeroporto do Milano
Un aereo della Ryanair

LONDRA. – Falso allarme terrorismo e notte da incubo a Londra per un 48enne di passaporto italiano, fermato ieri sera dalla polizia britannica con un kuwaitiano di 34 anni all’arrivo nello scalo di Stansted dopo il ritrovamento di “un oggetto sospetto” su un volo Ryanair da Vienna.

L’allerta, seguita dal decollo di due caccia Typhoon della Raf incaricati di scortare precauzionalmente il velivolo passeggeri nelle fasi di atterraggio, si è rivelata alla fine infondata (il pacchetto conteneva un banale e innocuo telefonino, s’è saputo); e i due – i cui nomi restano coperti dal riserbo – sono stati rilasciati con una stretta di mano, senz’alcuna accusa a carico.

Tutto era iniziato con l’individuazione da parte dell’equipaggio dell’oggetto in questione in una toilette dell’aereo (un volo operato da Lauda Air, vettore fondato a suo tempo dal defunto ex campione di Formula 1 Niki Lauda e rilevato in ultimo dal colosso irlandese low cost controllato da Michael O’Leary).

La segnalazione alla torre di controllo di “una potenziale minaccia” a bordo è stata immediata, secondo i protocolli ormai di sicurezza preventiva rafforzata per un certo tipo di scenario; e così pure “l’intercettazione” della Raf.

A terra sono quindi scattati i controlli, con la detenzione delle persone identificate come presunti sospetti e l’evacuazione degli altri passeggeri. Finché “gli esami” degli artificieri non hanno permesso di escludere qualunque pericolo o intenzione ostile.

Sulla vicenda si erano intanto attivati il consolato generale italiano a Londra e l’ambasciata, per cercare informazioni e assistere se necessario il connazionale. Ma tutto si è risolto con l’archiviazione del fascicolo.

Il caso era stato inizialmente affidato agli specialisti d’antiterrorismo dell’Eastern Region Special Operations Unit della Essex Police, competente nel territorio di Stansted, sulla base di un’ipotesi di violazione dell’articolo 7 del Terrorism Act del 2000, come hanno confermato in un nota ufficiale gli investigatori precisando che i controlli hanno hanno fatto poi rientrare sospetti e allarme.  E che, dopo gli interrogatori di rito, si è concluso che “nessuno avesse commesso reati”.

“Per ovvie ragioni  – si è quasi giustificato il detective capo Andy Waldie – prendiamo molto sul serio tutte le denunce di oggetti o comportamenti sospetti sui voli. Per fortuna in questa occasione non sono emersi motivi di preoccupazione. Ringrazio le persone a bordo per la cooperazione e la comprensione mostrata mentre gli agenti conducevano le loro indagini”.

Rimane da capire adesso come sia nato l’equivoco, dato la soglia di allarme innescata. E se i due fermati (dei quali si conoscono per ora solo l’età e la nazionalità, non l’origine etnica o il background) siano intenzionati a sollevare qualche forma di protesta o di ricorso per il trattamento subito.

L’allerta terrorismo, del resto, non supera al momento nel Regno un grado intermedio, dopo essere stata abbassata mesi fa da “grave” a “sostanziale”: terzo livello di minaccia in una scala di 5.

Mentre ad alimentare i timori sulla sicurezza dei viaggi (aerei in primis) è soprattutto l’emergenza coronavirus, come nel caso d’un altro volo ritrovatosi in questi giorni al centro delle cronache britanniche: un charter della compagnia turistica Tui rientrato il 25 agosto a Cardiff, in Galles, dall’isola greca di Zante con oltre 200 passeggeri a bordo, 7 dei quali testati poi positivi al Covid-19.

Vicenda che ha scatenato le proteste di alcuni reduci contro “i covidioti egocentrici” che avrebbero viaggiato ostinatamente senza mascherina; e contro il vettore, accusato d’aver stipato l’aereo di gente in barba ad ogni distanziamento o precauzione.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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