Pil -12,8% nel lockdown, mai così da 25 anni

Un operaio metalmeccanico.
Un operaio metalmeccanico. (Ansa)

ROMA.  – Un crollo del Pil di tale portata non lo si vedeva dal 1995. Nel secondo trimestre di quest’anno, come conseguenza della crisi scatenata dalla pandemia da Covid, l’Italia ha subito un calo del prodotto interno lordo del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% rispetto a un anno prima.

Per quanto ancora provvisori, i dati di oggi confermano che l’Italia è ormai in recessione visto che si tratta a questo punto della terza contrazione consecutiva dei conti trimestrali.

Ma il peggio potrebbe esser passato: il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, infatti, forte anche di numeri sulle entrate molto migliori del previsto, rassicura e si dice convinto che nel terzo trimestre ci sarà “un forte rimbalzo” dell’economia.

In effetti i dati provvisori acquisiti dal Mef al 20 agosto registrano un rialzo del 9% delle entrate versate dai contribuenti con il modello F24 rispetto allo stesso mese del 2019, sostenuto dal buon andamento dell’Irpef e dell’Ires versate in autoliquidazione.

La contrazione del Pil del periodo aprile-giugno 2020 ha costretto l’istituto di statistica a rivedere al ribasso le stime preliminari che avevano anticipato una contrazione congiunturale e una tendenziale rispettivamente del 12,4% 17,3%.

L’Istat parla di una “portata eccezionale della diminuzione del Pil nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate”.

E spiega che a trascinare la caduta dell’economica è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte.

Anche la domanda estera ha fornito un contributo negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni.

In particolare, rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi.

Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di unità lavorative annue e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato.

Ad esser colpiti sono tutti i principali comparti dell’economia, con cali congiunturali per il valore aggiunto di agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%.

A questo punto la variazione del Pil acquisita per il 2020 è pari a -14,7%, con il paese che oramai non rialza più la testa da un anno: l’ultima volta che l’Istat aveva certificato una crescita, per altro molto debole (+0,1%), era stato infatti nel secondo trimestre  2019. Da allora, dopo una crescita congiunturale pari a zero nel trimestre successivo, c’è stato un susseguirsi di segni meno con un -0,2% nell’ultimo trimestre del 2019 e un -5,5% nei primi tre mesi del 2020.

Nel confronto internazionale tuttavia, anche se l’Italia fa peggio di Germania  (- 9,7% a livello congiunturale) e della media di Eurolandia (-12,1%), si rivela però in una situazione meno critica della vicina Francia, il cui Pil nel secondo trimestre ha segnato un calo del 13,8% sui tre mesi precedenti e di addirittura il 19% rispetto a un anno prima.

La forte contrazione dell’economia si è riflessa anche sull’andamento del carovita, con il paese che ad agosto, nonostante un lieve rialzo dei prezzi al consumo mensile trainato soprattutto dagli alimentari, si trova nuovamente, e per il quarto mese consecutivo, in deflazione con una contrazione dell’indice dei prezzi al consumo pari allo 0,5% rispetto a un anno prima.

D’altra parte, secondo le rilevazioni di Confcommercio l’epidemia da Covid 19 brucerà nel 2020 ben 116 miliardi di consumi con una media di 1.900 euro a testa.

Ma c’è anche chi invita a vedere il lato positivo: secondo i consumatori dell’UNC infatti, “non vanno confuse le ragioni della deflazione, negative, con le sue conseguenze, positive per i consumatori che vanno a fare la spesa”. Tanto che, in base ai calcoli dell’associazione, per una coppia con due figli ci sarà un risparmio di 203 euro all’anno.

(di Angelica Folonari/ANSA)

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