Trasporti locali, si rischia 25-35% studenti a piedi

Due persone con mascherina a bordo di un autobus a Roma.
Due persone con mascherina a bordo di un autobus a Roma. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – La riapertura delle scuole metterà sotto pressione il sistema dei trasporti locali e, nelle ore di punta, il 25-35% degli studenti rischia di rimanere a piedi. “Se la domanda cresce all’85 % nell’ora di punta rispetto al precovid e la capienza massima è del 50/60% – afferma il presidente di Asstra, l’associazione che raggruppa i trasporti pubblici locali, Andrea Gibelli – potrebbe rimanere a piedi il 35/25 per cento degli studenti. Ovviamente non sono gli unici che restano a piedi”.

Le società di trasporto si stanno preparando all’avvio della scuola e chiedono regole: serve tempo infatti per l’acquisto di nuovi mezzi mentre viene sollecitato una rimodulazione e differenziazione degli orari nelle città e nei territori. La situazione è chiara: “Con le regole attuali abbiamo ora saturato la capacità di carico”, dice Gibelli.

I passeggeri erano nel passato 16 milioni e si sono ridotti a 1,6 milioni durante il lockdown, per poi tornare ai livelli attuali di 7-8,5 milioni di passeggeri. Impossibile in base alle norme trasportarne di più.

“Immaginate il danno, di reputazione e per il disservizio fatto, che ci sarà – aggiunge – se bisogna chiudere una stazione di una metro o se l’autobus passa ma per le regole di riempimento salta una fermata. La gente si arrabbierà”.

Impossibile per ora aumentare i mezzi di trasporto. “Anche se arrivassero ingenti finanziamenti in questo momento – spiega Gibelli – ci vorrebbero 22 mesi per realizzare un vagone ferroviario e 3-5 mesi per mettere un nuovo bus in strada”. Come dire: non è questa la soluzione.

L’idea è invece quella, indicata già nel documento dello scorso aprile, di un ripensamento dell’organizzazione dei territori, che non passa solo per la scuola. Al primo punto c’è un consolidamento dello smart working. “Poi – aggiunge il presidente Asstra – bisogna diversificare gli orari di avvio delle attività scolastiche, universitarie, lavorative, produttive. Questo consentirebbe di evitare le ore di punta e di rendere più fluida la mobilità nell’arco delle ore della giornata”.  Questo farebbe risparmiare mezzi e personale nelle ore di punta.

Le aziende di trasporto pubblico locale hanno iniziato a programmare la ripartenza già ad aprile. E in questo periodo l’interlocuzione con il ministero dei trasporti, le regioni e gli enti locali è stata costante, anche se l’ultimo incontro vero e proprio risale al primo luglio.

Ma non si nasconde la preoccupazione. In particolare – spiega Gibelli – l’ultimo decreto del ministro Spaventa riporta le lancette dell’orologio due mesi dietro, quando la quota di riempimento dei mezzi, ora arrivata all’50-60%, era molto più bassa. “Stavamo parlando con la ministra De Micheli…”, dice.

E aggiunge: “É come se ognuno andasse per conto proprio mentre invece le scelte che vanno fatte dovrebbero guardare la complessità di un problema, ogni aspetto interagisce con un altro”.

Le aziende di trasporto pubblico comunque “faranno la loro parte e si adatteranno alle domanda”, afferma Gibelli. Ma non tutte dovranno affrontare la stessa situazione. Un esempio? “A Camerino gli studenti fanno raddoppiare la popolazione – afferma – Appare chiaro che l’impatto dell’avvio di scuola e università è diverso rispetto a Roma, che ha 4,5 milioni di abitanti stabili, ma anche di Milano che ha 1,3 milioni di abitanti ma sulla quale insistono 4,5 milioni di persone che arrivano in città dalle aree circostanti”.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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