Covid frena lavoro, -43% assunzioni, vola cassa integrazione

Una protesta di disoccupati. Immagine d'archivio.
Una protesta di disoccupati. Immagine d'archivio. (Ansa)

ROMA.  – Crollo delle assunzioni, soprattutto di quelle a tempo determinato, boom delle richieste di casa integrazione e diminuzione dei certificati di malattia: l’epidemia da Covid e le restrizioni decise dal Governo sulla scuola, sui servizi, sulle attività produttive e sulla mobilità per ridurre il contagio hanno avuto ripercussioni pesanti sul lavoro e un ricorso alla cassa integrazione pari nel secondo trimestre a oltre 2,5 miliardi di ore, oltre il doppio di quanto chiesto dalle aziende nell’anno peggiore della crisi economica.

Il blocco quasi generalizzato delle attività e poi la lenta ripresa hanno portato a un crollo dei certificati di malattia del 40,5%  nel secondo trimestre con una contrazione forte soprattutto per il lavoro pubblico (-53%).

Le assunzioni complessivamente attivate dai datori di lavoro privati nei primi cinque mesi del 2020 sono state poco meno di 1,8 milioni con un calo rispetto allo stesso periodo del 2019 del 43% legato all’emergenza da Covid e alle  restrizioni decise dal Governo. Il calo è stato più contenuto per le assunzioni a tempo indeterminato (-30,77%)  scese tra gennaio e maggio da 644.109 a 445.914.

Le cessazioni nel complesso sono state 1.972.000, in calo rispetto allo stesso periodo del 2019, con una riduzione maggiore per quelle da contratto a tempo indeterminato  (-47% nel trimestre marzo maggio) a seguito del blocco dei licenziamenti.

Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni  complessive negli ultimi dodici mesi, era a -279.000 a marzo e ha raggiunto a fine maggio il valore di -742.000 posizioni di lavoro, rispetto al 31 maggio 2019.

Rimane ancora positivo, pur continuando a ridursi, il saldo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (+237.000) e quello dell”apprendistato (+31.000) mentre l’impatto del Covid-19 ha fortemente interessato i contratti a termine.

Il saldo dei rapporti a tempo determinato a maggio 2020 è risultato pari a -552.000 mentre dati tendenziali negativi ci sono stati anche a fine maggio per gli intermittenti (-92.000), i somministrati (-155.000) e gli stagionali (-210.000).

Resta ancora alto il ricorso alla cassa integrazione e agli altri ammortizzatori con causale Covid con oltre 2,5 miliardi tra aprile e luglio, oltre il doppio delle ore autorizzate nell’anno più difficile della crisi economica (1,2 miliardi di ore nel 2010). Nei primi sei mesi del 2020 sono stati chiesti 2,7 milioni di ore di cassa con un aumento dell’881% sull’intero 2019.

Il lockdown ha influito anche sui certificati di malattia. diminuiti nel secondo trimestre dell’anno a causa delle chiusure e dell’utilizzo della cassa integrazione ma con un numero di giorni medi di prognosi molto superiore rispetto all’anno scorso. Sono arrivati – fa sapere l’Inps – 3.187.689 certificati a fronte dei 5.362.989 presentati nel secondo trimestre 2019 (-40,56%).

“La chiusura delle attività economiche, per tutto il mese di aprile e parte del mese di maggio – si legge –  ha avuto come conseguenza un accesso molto limitato agli studi dei medici di base, i quali sono stati contattati quasi esclusivamente per le certificazioni riferibili al Covid 19”.

Le giornate medie di prognosi per lavoratore con almeno un giorno di malattia sono passate da 9,6 nel secondo trimestre 2019 a 15,3 nello stesso trimestre del 2020 per il settore privato, e da 9,2 a 17,2 per il settore pubblico.

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA)

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