Biden sfida Trump “per restituire l’anima all’America”

Il presidente eletto Joe Biden. (Ansa
Il presidente eletto Joe Biden. (Ansa)

WASHINGTON.  – “Sono in corsa per sconfiggere Donald Trump, un presidente incompetente che minaccia la nostra democrazia, unire l’America e restituirle la sua anima”: è la promessa che Joe Biden lancia nel discorso di accettazione della nomination per la Casa Bianca, che chiude  la convention dem di Milwaukee all’indomani dell’incoronazione della sua vice Kamala  Harris e dell’attacco senza precedenti di Barack Obama al tycoon.

Un discorso che il “nominee” ha preparato per tutta la sua vita, suggellando quasi mezzo secolo di carriera política iniziata quando fu eletto ad appena 29 anni senatore del Delaware, incarico mantenuto per 36 anni prima di passare alla Casa Bianca come vicepresidente di Barack Obama per due mandati.

Ora sta realizzando un sogno che ha inseguito per tre volte, la prima nel lontano 1988, anche se il suo discorso più importante è davanti ad una platea tutta virtuale come l’intera kermesse, per la prima volta nella storia americana a causa della pandemia. Sul palco però la famiglia è al completo: l’aspirante first lady Jill, la loro figlia Ashley e Hunter, l’unico figlio in vita dopo la morte della prima moglie.

Biden si propone come “ponte” con le nuove generazioni di leader quali la 55enne Harris, essendo un uomo anziano che tenta di guidare una nazione giovane: in caso di vittoria inizierà il suo mandato a 78 anni, il più anziano presidente della storia e più anziano del 94% del resto del Paese. Per questo ha fatto spazio alle nuove leve e alla diversità del partito nella serata finale, dove un posto d’onore è stato riservato al 38enne ex sindaco di South Bend Pete Buttigieg, una delle rivelazioni delle primarie e possibile futuro ministro.

Con lui anche altri ex candidati presidenziali, come il senatore Cory Booker e Andrew Yang, accanto al governatore della California Gavin Newsom, alla sindaca di Atlanta Keisha Lance Bottoms e alla senatrice Tammy Duckworth (veterana tornata dall’Iraq senza gambe), entrambe con la Harris nella rosa per diventare vice di Biden.

Donald Trump ha già raccolto la sfida contro “Joe l’addormentato” e ha occupato tutti gli spazi per oscurarlo: prima in campagna a due passi dalla sua città natale, Scranton,  Pennsylvanya, uno degli Stati in bilico; poi sulla tv amica Fox News, quasi in contemporanea con l’avvio della quarta ed ultima serata della convention dem. Mercoledì sera invece non ha resistito alla tentazione di controbattere in diretta su Twitter a Obama, che si è tolto i guanti e lo ha definito una minaccia per la democrazia che fa carta straccia della costituzione e tratta la presidenza come un reality show.

“Ha spiato la mia campagna”, lo ha accusato, chiedendo poi “perché si è rifiutato di appoggiare ‘slow Joe’ fino alla fine” cercando “di convincerlo a non correre per la Casa Bianca”. Alla Harris ha ricordato che durante le primarie aveva chiamato Biden “razzista”, dopo che la senatrice aveva rinfacciato al tycoon “il caos permanente”, “l’incompetenza” e “la crudeltà”, rivelandosi con un efficace discorso a tutto campo l’arma potenzialmente vincente della campagna dem.

Stranamente Trump non ha attaccato le altre “nasty women” della serata, come le chiama in modo sessista: Hillary Clinton, Nancy Pelosy ed Elizabeth Warren, tutte a denunciare la pericolosa  inettitudine del presidente e a sollecitare il voto per il ticket dem.

Ma su Trump cadono altre due grosse tegole: l’arresto del suo ex stratega alla Casa Bianca Steve Bannon per frode e riciclaggio nella raccolta fondi  per il muro col Messico e il nuovo round perso nella battaglia giudiziaria sulla consegna delle sue dichiarazioni dei redditi in una scottante inchiesta a New York.

Cattive notizie anche dai sondaggi: Biden continua a guidare sia a livello nazionale (+7,6%) sia negli Stati in bilico (+4,3%), secondo la media di RealClearPolitics.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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