Coronavirus: nuovi focolai, discoteche nel mirino

Giovani in una discoteca di Rimini.
Giovani in una discoteca di Rimini. (ANSA)

ROMA. – Una settimana di vacanza in Sardegna tra discoteche di grido e club alla moda si è trasformata in un incubo per centinaia di ragazzi. Ora gli esperti puntano il dito contro i locali al chiuso dove si balla e spiegano come sia avvenuto che sette giorni all’insegna della movida abbiano prodotto l’impennata di contagi di Ferragosto soprattutto tra i giovani.

“Nelle discoteche è facilissimo che si sviluppi un focolaio. I giovani parlano a voce alta per la musica assordante, urlano per farsi sentire, emettono goccioline che con l’aria condizionata si condensano diventando aerosol, che spinto dalle ventate d’aria viaggia a oltre sei metri”, sottolinea Giorgio Palù, docente emerito di Virologia all’Università di Padova.

“Un positivo al virus può infettare 3 persone, e a loro volta altre 3 persone per ognuno e via così: ecco il nuovo cluster”. Il virologo chiarisce che nelle discoteche ci dovrebbero essere molti ricircoli dell’aria condizionata ad ogni ora.

“Diversamente che di giorno, all’aria aperta, quando i raggi ultravioletti seccano velocemente le droplets e l’eventuale virus contenuto, le discoteche sono dei veri melting pot. Succede quello che è avvenuto sulla nave Diamond Princess, dove su 2.000 passeggeri, sono rimasti contagiati in 700. Bastano 5 giorni e c’è la possibilità che una sola persona trasmetta il virus ad altri ampliando un focolaio, come è successo in Sardegna”.

E proprio in Costa Smeralda, dopo il cluster di Coronavirus che riconduce alla serata-evento del 9 agosto al Country Club di Porto Rotondo, adesso emergono altri due focolai: il primo porta dritto a club e locali di Porto Cervo e Poltu Quatu, dal Billionaire di Briatore al Just Cavalli, a The Temple e Canteen.

Il secondo, meno affollato, riguarda il Circeo. Tre ragazzi che vi trascorrevano le vacanze e una ventenne romana di ritorno da Porto Cervo sono stati ricoverati all’Ospedale Spallanzani di Roma con polmonite interstiziale da Covid. Per nessuno di loro la situazione sembra essere grave, vengono curati con un cocktail di farmaci secondo il protocollo della struttura sanitaria e monitorati regolarmente.

Ma l’incubo riguarda anche decine di giovani che in quei locali hanno passato nottate a ballare. Una ventina di ragazzi, soprattutto della zona Nord della Capitale, sono già risultati positivi alla Sars-Cov2 e sono in isolamento a casa. La maggior parte lamenta assenza del gusto e dell’olfatto, spossatezza, febbricola. Vengono seguiti dal medico di famiglia o da specialisti privati perché, spiega una madre, “nel pubblico è stato impossibile trovare qualcuno nei giorni intorno a Ferragosto che curasse mio figlio e gli prescrivesse delle medicine”.

Altri ragazzi, che nei giorni scorsi avevano incontrato a Roma amici e conoscenti di ritorno dalla Sardegna, si sono messi in fila per fare il tampone e aspettano con terrore, come raccontano loro stessi, l’esito del test.

Il dipartimento di prevenzione del ministero della Salute tre giorni fa ha avvisato le Regioni coinvolte e le Asl stanno facendo il tracciamento dei ragazzi e dei loro contatti in tutta Italia, oltre che delle persone che hanno viaggiato in aereo o in nave al rientro. Spaventa che solo pochi giorni passati in giro per locali siano bastati a far viaggiare il virus tanto velocemente, a sconvolgere decine di famiglie, a far finire in ospedale e far chiudere in casa tanti giovani.

“Prima avevamo focolai con pazienti di una stessa famiglia, di uno stesso ufficio, che avevano partecipato allo stesso congresso. Adesso abbiamo ragazzi che hanno ballato nella stessa discoteca”, commenta l’infettivologo Carlo Tascini, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale Santa Misericordia di Udine. “Le discoteche dovevano restare chiuse”, conclude Palù.

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