Germania: contro Covid al lavoro 4 giorni

Un impianto della Volskswagen in Zwickau, Germania.
Un impianto della Volskswagen in Zwickau, Germania. (ANSA/EPA)

BERLINO.  – La soluzione in Germania, di fronte ai venti di crisi che soffiano ad esempio sull’industria dell’auto, potrebbe essere la settimana lavorativa di 4 giorni.

Nel clima di forte incertezza provocato dalla pandemia, il capo di Ig Metall ha aperto, proprio con questa proposta, un dibattito sull’opzione che potrebbe salvare il settore nella transizione all’elettromobilità. Il cambiamento strutturale che costerà centinaia di migliaia di posti di lavoro nei prossimi anni.

Invece di tagliare il numero dei dipendenti, per Joerg Hofmann, che ne ha parlato alla Sueddeutsche Zeitung due giorni fa, si potrebbe valutare la settimana di 4 giorni, con una compensazione degli stipendi per non colpire i lavoratori.

L’idea non è dispiaciuta al ministro del Lavoro, il socialdemocratico Hubertus Heil, che oggi ha aderito pubblicamente. “La settimana di quattro giorni potrebbe essere una risposta al cambiamento strutturale  di settori come l’industria dell’auto. In questo modo si potrebbero mantenere i posti di lavoro, invece di tagliarli”, aveva detto Hofmann, aggiungendo di immaginare anche “una certa compensazione dei salari affinché i lavoratori possano permetterselo”.

Dalle testate del Deutschland Funke è arrivata l’apertura del ministro: “la riduzione del tempo di lavoro potrebbe anche essere una misura adeguata, con una parziale compensazione salariale”, ha affermato. La condizione necessaria è però “che le parti sociali di mettano d’accordo”.

Ci sono anche voci più scettiche: “si potrebbe fare soltanto rinunciando a una piena compensazione dei salari”, secondo il capo dell’istituto Diw Marcel Fratzscher.

E anche dalla Cdu sono state manifestate perplessità. Un sondaggio yougov ha invece mostrato che i tedeschi vedrebbero bene una settimana corta: il 61% si è detto favorevole, anche se il consenso sale fra le donne (65%) e cala fra gli uomini (58%).

In uno studio pubblicato gennaio scorso dalla commissione nazionale sul futuro della mobilità (istitutita su iniziativa del governo) si era immaginato che nello scenario peggiore l’elettromobilità provocherà la perdita di circa 410 mila posti entro il 2030.

Neppure il Covid ha risparmiato il settore auto, penalizzato in Germania nei mesi scorsi anche dall’interruzione della catena dei rifornimenti nella componentistica, dovuta al blocco della produzione italiana.

( di Rosanna Pugliese/ANSA)

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