F1: Hamilton senza rivali, in Spagna Ferrari a picco

Lewis Hamilton festeggia la vittoria nel Gp di Spagna. Immagine d'archivio.
Lewis Hamilton festeggia la vittoria nel Gp di Spagna. Immagine d'archivio. EPA/Alejandro Garcia / Pool

ROMA. – Una cavalcata senza rivali, dall’inizio alla fine del Gp di Spagna, con il solo Max Verstappen a inserirsi nel dominio Mercedes – lui secondo tra la Freccia del campione del mondo e quella di Bottas – ma senza peraltro mai mettere in dubbio lo scettro di Re Lewis.

Quanto alla Ferrari, un’altra giornata nera. Condita dal ritiro di Charles Leclerc poco oltre metà gara. “Si è spenta la luce”, la spiegazione piena di delusione del monegasco: un’epigrafe sulla stagione, più che un’analisi tecnica. La giornata nera di Maranello è ancor più chiara nel resoconto della gara di Sebastian Vettel: il suo settimo posto finale è frutto di una prestazione tattica, dell’azzardo di un solo pit stop, e conforta il pilota tedesco giunto le settimane scorse sull’orlo di una crisi di nervi. Ma c’è anche da dire che la sua Ferrari numero 7 è finita doppiata, come peraltro tutti gli altri piloti in pista tranne quelli saliti sul podio.

Insomma, il gap tra i primi tre e il resto della linea di partenza è tale da lasciar pensare a due Mondiali a parte. Anzi tre, visto che con la quarta vittoria in sei gran premi e un vantaggio già sostanzioso sul secondo in classifica (Verstappen), il settimo titolo iridato e quarto di fila è ipotecato.

La gara, è presto detta. Hamilton parte in pole, resta primo dall’inizio fino al giro 66, non si lascia mai intimorire né dagli inseguitori né dal blistering alle posteriori che una settimana va avevano dato il via libera a Verstappen. Chiuderà con 24” di vantaggio sull’olandese Red Bull e 44” su Bottas, concedendosi persino un secondo pit stop che avrebbe volentieri evitato.

Dietro l’inglese, emozioni alla partenza quando Verstappen da dietro brucia Bottas, sorpassato anche dalla Racing Point di Stroll, ripreso nel giro di pochi giri dalla potenza Mercedes. Così il terzetto di testa fa gara a sé, Verstappen-Bottas si alternano dietro Hamilton solo per il primo pit stop.

Lontane, le Ferrari partite dopo una cattiva qualifica nona e dodicesima. Dal ventesimo giro comincia la risalita. Leclerc ha passo e velocità, sale fino al 6/o posto poi ritarda di un giro il cambio gomme e finisce tredicesimo nel traffico. Al giro 38, si spegne la luce, e non e’ solo una metafora: in curva al settore tre la sua Rossa si gira e si blocca, il monegasco chiede ai box il permesso di ripartire, il motore si riavvia ma dopo un primo passaggio alla pit lane è costretto a rientrare.

Ci prova Vettel, salito fino al 5/o posto quando Hamilton lo ha già doppiato e gasato dai 5” da Perez che lo precede. Il tedesco prova l’azzardo gomme non fermandosi al secondo pit stop, ma lo paga in termini di velocità e cede due piazze, a Stroll e poi a Sainz. E se – mentre Hamilton fa il vuoto e Leclerc sconsolato ammette che neanche stavolta niente è andato come doveva – c’è da esser soddisfatti per un settimo posto, è il segno della disfatta Ferrari.

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