Lukashenko trema, militari e operai lo abbandonano

Donne, vestite di bianco, coi fiori in mano, manifestano in una stradadi Minsk.
Donne, vestite di bianco, coi fiori in mano, manifestano in una stradadi Minsk. (Ansalatina)

MOSCA. – Forse passerà alla storia come la rivoluzione del clacson. In Bielorussia, a quattro giorni dalle elezioni che hanno fatto infuriare il popolo come non mai, si continua a protestare, ormai in modo sempre più diffuso. La sensazione è che il regime davvero inizi a scricchiolare.

A Minsk ormai volano le “catene della solidarietà” e per le strade della capitale hanno marciato migliaia di donne, vestite di bianco, coi fiori in mano. E nelle strade, appunto, le macchine giù a suonare. Inoltre a protestare hanno iniziato pure i militari. Che in alcuni video postati sui social si sono ripresi mentre buttavano nell’immondizia le divise.

“Io ho prestato giuramento al mio popolo e vedendo quello che succede a Minsk con i miei occhi non posso assolutamente essere fiero di dove ho prestato servizio e non posso più indossare questa uniforme né tenerla a casa”, racconta un uomo, ripreso dal fratello, mentre sbandiera le mostrine delle forze speciali bielorusse.

In un secondo video, sempre su Instagram, un altro ex membro dei temuti commando, Artem Belinovich, si sbarazza del berretto esclamando “la fratellanza delle forze speciali non esiste più in Bielorussia”. Certo, non c’è modo al momento di verificare la reale identità dei due soldati ma, stando a diversi media, sia bielorussi che russi, sui canali Telegram si moltiplicano le testimonianze di questo genere.

Nexta (che fa capo all’opposizione al regime, va ricordato) ha mostrato ad esempio il video appello di Kolos Ivan Nikolaevich, ispettore di polizia, in cui esorta i suoi colleghi “a porre fine a queste violenze e non puntare le armi contro i civili pacifici disarmati”. “Noi – prosegue il video – abbiamo giurato di difendere il popolo bielorusso ma invece difendiamo gli interessi di una persona che ha preso il potere con la forza ed ora non ha il coraggio di porre fine agli spargimenti di sangue consegnando il potere al popolo”.

Ma non è finita. All’equazione della rivolta, infatti, mancava la classe operaia (solo i borghesi delle città hanno protestato, s’è detto). Ecco, non più. I lavoratori della BelAZ di Zhodino, potente società specializzata nella produzione di mezzi pesanti utilizzati nel settore edile, hanno marciato in segno di protesta.

Secondo alcuni media gli operai hanno indetto uno sciopero (ma la società sostiene che si tratta solo di un incontro con la dirigenza). Sta di fatto che online è emerso un video di questo incontro e si vede un operaio chiedere ad alta voce “chi ha votato per Svetlana Thikanovskaya?” e una folla di mani alzarsi al cielo al grido di “io!”. E i dirigenti zitti.

Altre proteste (o scioperi) secondo le testate locali si registrano comunque in diverse fabbriche del Paese, come quelle di Keramin, Terrazit e Belmedpreparati.

In serata è poi arrivata la notizia della prima defezione di un alto funcionario dell’amministrazione presidenziale, Artiom Proskalovich, che su Instagram ha pubblicato la sua lettera di dimissioni.

Insomma, le proteste non avvengono più solo in strada (le autorità nelle 24 ore precedenti hanno effettuato 700 fermi) ma s’insinuano in diversi settori della società, benché le autorità continuino con il ritornello delle proteste eterodirette.

Mosca, intanto, dopo giorni di silenzio ha espresso la speranza – attraverso la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova – che la situazione “torni presto alla normalità” e ha esortato tutti a mostrare “moderazione e prudenza”. “Vi sono chiari segni che dall’esterno si cerchi di destabilizzare la Bielorussia”, ha tuonato Zakharova. L’Occidente è avvisato.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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