Nucleare, parte la demolizione della centrale a Latina

La centrale nucleare di Borgo Sabotino, Latina.
La centrale nucleare di Borgo Sabotino, Latina. (Wikipedia)

LATINA. – Al via ufficiale la demolizione dell’edificio reattore della centrale di Latina con il primo blocco tagliato e catturato con la gru da 50 metri di altezza, poi posizionato in terra per essere inviato a recupero. Il maxi piano di Sogin, la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani, prevede il taglio degli schermi che isolavano dall’esterno le condotte superiori di collegamento fra i sei boiler e l’edificio reattore.

Schermi che verranno sezionati in circa 600 blocchi in calcestruzzo armato di 2,2 tonnellate ciascuno per un totale di 1.200 tonnellate. I lavori si concluderanno nel gennaio 2021. Poi toccherà ai 6 generatori di vapore per un peso complessivo di circa 3.700 tonnellate con un’altezza di 24 metri e di 6 metri di diametro per ogni singolo boiler.

In totale lo smantellamento della centrale di Latina produrrà circa 319mila tonnellate di materiali. Di queste saranno inviate a recupero circa 297mila tonnellate, pari al 93%, per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo, nell’ottica della strategia di economia circolare della Sogin.

L’obiettivo finale dei lavori avviati oggi è di abbassare l’edificio reattore da 53 a 38 metri di altezza. Cambierà quindi lo skyline di quella che fu la prima centrale ad essere realizzata in Italia e che rimase in esercizio dal ’63 all’87. “Da oggi in poi – ha spiegato Agostino Rivieccio, responsabile Sogin per la disattivazione della centrale di Latina – parte il piano per aggredire l’edificio esterno della centrale”.

“Abbasseremo parzialmente l’edificio reattore. Resterà la parte che custodisce in sicurezza la grafite fino a che in Italia non entra in esercizio il deposito nazionale”, ha evidenziato Rivieccio.

Ogni schermo da abbattere, in particolare, è costituito da due parti: un elemento superiore orizzontale, collegato all’edificio reattore, di circa 145 tonnellate e uno inferiore verticale, in uscita dai boiler, di circa 50 tonnellate. La tecnica adottata da Sogin per la loro rimozione è la demolizione controllata con taglio in quota, a circa 50 metri d’altezza, mediante disco diamantato, e la successiva movimentazione a terra dei blocchi sezionati, con gru a torre appositamente installata.

In seguito è previsto il trasferimento dei singoli blocchi in un’area attrezzata per separare il ferro dal calcestruzzo. Una soluzione ingegneristica che, sottolineano i tecnici, “garantisce la massima sicurezza”. I boiler, invece, verranno tagliati in 8 parti e per la loro demolizione e trattamento verrà utilizzata una tecnica specifica. Previsto anche l’uso dei robot.

L’intero decommissioning della centrale ha un valore complessivo di 280 milioni di euro da qui al 2027. Le operazioni erano state autorizzate lo scorso maggio dal ministero dello Sviluppo Economico, su parere dell’Autorità di sicurezza nucleare (Isin) e delle altre istituzioni competenti.

Da qui il via, oggi, alla demolizione, secondo il piano di Sogin. In particolare l’attività sull’impianto di Latina è unica in Italia in quanto, ha spiegato Rivieccio, questa centrale, appartiene alla prima generazione di impianti nucleari con un reattore a gas grafite, GCR-Magnox, differente dagli altri impianti nucleari come Caorso, Garigliano e Trino che sono ad acqua bollente e ad acqua in pressione.

(di Elisabetta Guidobaldi/ANSA)

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