Polveriera M5S, nodo Legge elettorale e Referendum

Luigi Di Maio durante la manifestazione contro i vitalizi organizzata dal M5s in piazza Santi Apostoli,
Luigi Di Maio durante la manifestazione contro i vitalizi organizzata dal M5s in piazza Santi Apostoli, Roma, 15 febbraio 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – L’ inaugurazione del Ponte San Giorgio oscura solo per poche ore i mille nodi che assediano il governo. Il premier Giuseppe Conte, in una giornata che lo vede prima a Cerignola e poi a Genova, torna a rilanciare l’azione dell’esecutivo. Sposa la linea dura sui migranti, ribadisce l’ambizione del Recovery Plan italiano, rilancia l’immagine di un'”Italia che si rialza”.

Ma la maggioranza da lui guidata resta imbottigliata in un’instabilità costante. Con il M5S che, di giorno in giorno, si trasforma sempre più in una polveriera pronta a esplodere. E domani, all’assemblea dei deputati convocata sopo il caos sulle commissioni, il redde rationem è scontato.

A rappresentare il campo minato pentastellato ci pensa il “caso Spadafora”. Sulla riforma del ministro per lo Sport emerge, dopo giorni di silente malcontento, la trincea del gruppo M5S. Gruppo al quale la riforma non piace e non è mai piaciuta anche perché frutto di una mediazione che, agli occhi di una parte del Movimento, lascia troppi poteri al Coni targato Giovanni Malagò.

Il blitz del direttivo del M5S è l’ennesimo fulmine a ciel sereno nell’universo M5S. Un universo dove la figura di Vincenzo Spadafora, mediatore per indole e tra gli artefici dell’accordo con i Dem per il governo Conte II, ha sempre avuto un nutrito parterre di detrattori. Del blitz anti-Spadafora i vertici non erano a conoscenza né si rendono partecipi. Anzi, fonti di primo piano del Movimento, non nascondono una certa irritazione per l’ennesimo casus belli.

Ma la vicenda è un’ulteriore tappa di una guerra fraticida. Una guerra che domani all’assemblea del gruppo della Camera vedrà il direttivo al centro del bersaglio. E’ quasi impossibile che, in realtà, tutto ciò porti alle dimissioni del capogruppo alla Camera Davide Crippa. Ne è ufficiale che all’assemblea – inizialmente si pensava fosse anche con il gruppo del Senato – partecipi il capo politico Vito Crimi.

Ma che la riunione si trasformi in uno sfogatoio è scontato. E, l’unica via d’uscita, al momento, sembra essere il varo di un nuovo Statuto per il gruppo alla Camera – dopo l’ok arrivato qualche giorno fa al nuovo regolamento a Palazzo Madama – al quale sta lavorando un ristretto team di deputati.

Le vacanze estive faranno solo da ponte alla probabile tempesta di settembre dove si incroceranno il nodo del Mes, quello della legge elettorale, il referendum sul taglio dei parlamentari e le Regionali. Sulla legge elettorale il M5S “grida” la sua fedeltà all’accordo sul proporzionale con il Pd. Il sottinteso è che, da Crimi a Di Maio, tutto lo stato maggiore del Movimento si attende che i Dem non si tirino indietro nella campagna per il Sì sul referendum.

Ma c’è chi, come il deputato Leu Stefano Fassina, avverte che “l’introduzione del proporzionale” è “condizione necessaria” per il taglio dei parlamentari. Taglio sul quale grava anche la decisione, il prossimo 12 agosto, della camera di Consiglio della Corte Costituzionale su possibili conflitti di attribuzione legati al referendum e all’election day.

E a smuovere le acque della maggioranza c’è anche il tema migranti. La linea dura di Di Maio oggi vede la solida sponda di Conte ma, sull’ipotesi emersa nel Pd di accelerare sullo ius cultuare il “no” del Movimento è fermo.”In questo momento l’Italia si aspetta che noi siamo concentrati sul piano di rilancio del nostro Paese”, chiude il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

Piano sul quale si avvicina l’ombra del Mes. L’aumento dei contagi in Ue potrebbe portare Paesi come la Spagna a chiederlo, fattore determinante nei ragionamenti di Conte. Una via d’uscita potrebbe essere quella di chiedere solo una parte, minima, del fondo, ma non è detto che basti. Anche perché a settembre, nel M5S, comincerà di fatto il congresso. Con due enormi incognite: quando fare gli Stati Generali e se istituire, già prima del “congresso”, un organo collegiale che tenga le redini del Movimento.

(di Michele Esposito/ANSA)

Lascia un commento