Eutanasia: riparte la corsa della legge tra Camera e Senato

La Corte di Assise di Massa ha assolto Marco Cappato (nella foto d'archivio) e Mina Welby.
La Corte di Assise di Massa ha assolto Marco Cappato (nella foto d'archivio) e Mina Welby. ANSA/RICCARDO DALLE LUCHE

ROMA. – Tornano a levarsi le voci che chiedono una legge sull’aiuto al suicidio,, dopo la sentenza della Corte di Assise di Massa che ha assolto Marco Cappato e Mina Welby che aiutarono Davide Trentini a togliersi la vita in una clinica svizzera. Sentenza che fa il paio con l’assoluzione dello stesso Cappato a Milano per il suicidio del Dj Fabo e soprattutto che si aggiunge alla sentenza della Corte Costituzionale del 24 settembre del 2019 che aveva indicato la non punibilità dell’aiuto al suicidio in determinati e ristretti casi.

Ora la corsa alla legge potrebbe riprendere ma con un inedita concorrenza tra Camera, dove la legge è iniziata e si è arenata, e il Senato, in cui il Pd chiede di riprendere le fila.

Proprio il processo milanese a Cappato aveva spinto la Consulta a interessarsi all’articolo del codice penale (il 580) che punisce l’aiuto al suicidio. Nel settembre 2018 la Corte invitò il Parlamento a legiferare in direzione della non punibilità di questo atto a determinate condizioni.

I giudici costituzionali diedero un anno di tempo alle Camere per portare avanti l’iter della legge che l’allora maggioranza giallo-verde portò avanti con grandi difficoltà nelle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera.

Nel nostro sistema bicamerale quando uno dei due rami del Parlamento legifera su una materia, l’altro si astiene, e il Senato non iniziò l’esame dei ddl depositati su questo tema, a cominciare da quello di Andrea Marcucci (normava la sedazione profonda).

Ma alla Camera, dopo mesi di audizioni, sedute e riunioni, i due relatori, Roberto Turri (Lega) e Giorgio Trizzino (M5s) non riuscirono a far trovare un punto di sintesi tra i due partiti, con la Lega schierata sul fronte contrario ad una legge, nonostante il sollecito della Consulta. Questa, il 24 settembre dell’anno scorso, ha finalmente emanato la sentenza che sanciva la non punibilità dell’aiuto al suicidio con determinati paletti.

Nel frattempo però era cambiato il colore della maggioranza, con il governo Conte 2 a trazione giallo-rossa. Alla Camera si ritenne che la nuova maggioranza fosse in grado di trovare un punto di incontro, tanto è vero che il 10 ottobre 2019 le Commissioni tornarono a riunirsi decidendo di attendere il dispositivo della sentenza della Corte costituzionale per poi riprendere le fila.

Ma questo ulteriore passo non è mai stato fatto, con alcuni che hanno sostenuto la tesi che dopo la sentenza della Consulta non fosse più necessaria una legge. Con la sentenza di Massa, a sollecitare subito una legge sono stati Nicola Fratoianni (Si), i Verdi Angelo Bonelli e Luana Zanella, Filomenoa Gallo dell’Associazione Coscioni, mentre +Europa ha sollecitato i capigruppo di maggioranza alla Camera di chiedere la calendarizzazione in Aula.

Ma ecco che, vista l’inerzia della Camera, è stato il capogruppo Dem al Senato, Marcucci a prendere l’iniziativa, chiedendo alla presidente Casellati “di adottare ogni iniziativa di sua competenza affinché i disegni di legge sul tema possano iniziare il loro iter”. Una richiesta che se accolta apre la porta ad un braccio di ferro tra i due rami del Parlamento o alla resa della maggioranza alla Camera a legiferare.

(Di Giovanni Innamorati/ANSA)

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