Amnesty: “In lockdown buone prassi e discriminazioni”

Preview dal sito di Amnesty International Italia.
Preview dal sito di Amnesty International Italia.

ROMA. – Quello delle misure restrittive è stato uno dei temi che ha fatto arroventare il clima politico, e non solo, nelle lunghe settimane di lockdown. Una situazione naturalmente inedita che si trascina ancora con polemiche e distinguo.

A fare un po’ d’ordine in questo ambito decisamente particolare ha pensato, da par suo, Amnesty International con il report “Fase 1: L’attuazione delle misure di lockdown in Italia durante la pandemia, tra discriminazioni e buone prassi”.

L’analisi dell’organizzazione ha vagliato un numero importante di situazioni, tra buone prassi ma talvolta anche discriminazioni. E naturalmente è lungo l’elenco dei casi che in qualche modo hanno fatto scalpore: dalle multe ai volontari che distribuivano cibo all’esclusione dei gruppi vulnerabili dai servizi essenziali, passando per le condizioni operative inadeguate denunciate dai lavoratori e dalle lavoratrici essenziali quali personale sanitario, rider, corrieri.

Ma anche attivazione di strumenti per segnalare la violenza tra le mura domestiche, creazione di un polo industriale nelle carceri per la produzione di mascherine e tante altre iniziative di sostegno per i più fragili.

Il documento è stato pubblicato oggi, in occasione della consegna delle firme dell’appello ‘#Nessunoescluso’ al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, con il quale i firmatari chiedono al capo del governo di garantire a ogni persona il pieno godimento dei diritti umani durante la pandemia, in applicazione del principio di non discriminazione, senza lasciare indietro nessuno.

Ma, come anticipato, il rapporto di Amnesty International Italia raccoglie una selezione di casi emblematici rilevati nel corso del monitoraggio quotidiano, avviato il 10 aprile e terminato il 29 maggio, nell’ambito del quale sono state tracciate le principali criticità e iniziative conseguenti ai provvedimenti adottati dalle istituzioni italiane in risposta all’emergenza sanitaria, grazie anche al contributo degli attivisti della Task Force Osservatori dell’organizzazione.

Nove le aree tematiche in cui si collocano i fatti individuati attraverso la consultazione costante di testate giornalistiche e portali d’informazione, canali di comunicazione di enti pubblici e associazioni e testimonianze dirette: diritti delle persone detenute, discriminazione, donne, informazione, lavoro, privacy, proporzionalità delle misure, salute e cure, servizi essenziali.

“In Italia, come in altri stati europei, le misure per il contenimento del virus hanno avuto un forte impatto sui diritti delle persone”, sottolinea Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

“In due mesi di monitoraggio ci siamo imbattuti in tante criticità e in molteplici forme di esclusione e discriminazione, che accrescono il livello di diseguaglianza e ledono i diritti umani. Ma sono state numerose anche le risposte efficaci ai bisogni emersi. Le istituzioni devono trasformare questa esperienza in un’opportunità di cambiamento, trovando soluzioni a quei problemi che la pandemia ci ha costretto a guardare in faccia e prendendo a modello quanto di positivo è stato costruito”.

Per ognuna delle aree tematiche osservate Amnesty International Italia ha redatto alcune raccomandazioni rivolte alle istituzioni.

“Le ripercussioni delle misure adottate durante il lockdown continueranno a produrre effetti, abbattendosi soprattutto su coloro che si trovano in condizione di svantaggio socio-economico. Le istituzioni, a ogni livello, devono fare tutto il possibile per tutelare i diritti fondamentali di ogni persona e per garantire, qualora dovessero replicarsi le circostanze che hanno portato al lockdown, che le discriminazioni e gli abusi avvenuti durante la Fase 1 non si ripetano”, ha aggiunto Giulia Groppi, responsabile delle Relazioni istituzionali di Amnesty International Italia.

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