La casa perde il 18% degli scambi, prezzi in caduta libera

Cartelli di vendita e affitto di case.
Cartelli di vendita e affitto di case. (ANSA)

ROMA. – “Tracollo” è una parola che torna più volte nell’Osservatorio sul mercato immobiliare 2020 di Nomisma. Cadono le compravendite, previste a -18%, per quest’anno, sotto quota 500 mila abitazioni, e anche i prezzi, mentre i tempi di vendita si allungano.

Al momento lo scenario più probabile vede una riduzione dei valori medi del 2,6% quest’anno e ulteriori contrazioni nei successivi due anni, per una flessione complessiva che sarà al di sotto del 10%, anche nello scenario peggiore.

Tutte le 13 grandi città analizzate hanno il segno meno. Roma è tra quelle con i cali peggiori dei prezzi delle abitazioni (-4%), insieme a Catania e Bari. Invece Milano, nonostante il pesante impatto dell’epidemia, limita la perdita al -0,6% e potrebbe essere l’unica città a tornare in territorio positivo nel 2022 per i prezzi.

Per le compravendite, invece, la ripresa arriverà a metà del prossimo anno, in Italia. Nello scenario base, il 2021 segnerà più 1% sul 2020, con scambi per le abitazioni che torneranno a quota 499 mila, dopo le 494 mila del 2020 e le 603 mila transazioni del 2019.

Ma l’incertezza è elevata e un elemento di precarietà, nella recessione, è rappresentato anche dalla dipendenza della domanda dal credito bancario. Nomisma prevede che molte delle richieste di mutui saranno bocciate per il mancato rispetto dei requisiti di reddito, e stima che i finanziamenti si ridurranno del 18% quest’anno e del -11,5% il prossimo.

Per chi compra “l’elemento fondamentale – sottolinea l’amministratore delegato di Nomisma, Luca Dondi dall’Orologio – continuerà a essere uno solo: la sostenibilità economica”, anche se post Covid c’è una richiesta crescente per case con giardino e con un’organizzazione degli spazi adatta allo smart work.

Le conseguenze del lockdown si riflettono anche sul mercato non residenziale, dove i cali dei prezzi superano il 3% nel 2020. La caduta per gli uffici, anche a seguito della diffusione del lavoro da casa, raggiunge l’8,76% nelle zone semi-centrali. E anche i negozi nelle periferie e pure nelle zone limitrofe al centro perdono oltre l’8%.

In questo contesto di “tracollo”, anche gli investimenti corporate, che negli ultimi anni erano passati dai 2,9 miliardi di euro del 2012 ai 12,3 miliardi di euro del 2019, vengono a mancare. La caduta prevista per l’anno in corso è intorno ai 6,3 miliardi.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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