Sfida risoluzioni sul Mes, il governo blinda il voto in Aula

Risultati del voto finale sul Dl rilancio in aula della Camera, Roma,
Risultati del voto finale sul Dl rilancio in aula della Camera, Roma, 9 luglio 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – I partiti di governo si avvicinano alla prova del Mes affinando una linea comune. L’appuntamento è per mercoledì in Parlamento, con le comunicazioni del premier Giuseppe Conte sul consiglio europeo. Movimento Cinque Stelle e Pd, che hanno posizioni opposte, sono intenzionate a dribblare il trabocchetto delle risoluzioni votando solo quella di maggioranza, che non affronta direttamente il tema.

Leu è in sintonia con gli alleati. Resta in bilico la posizione di Italia Viva. E sui documenti di Forza Italia e Più Europa, che invece chiedono un’esplicita adesione al fondo, ci sarà il parere negativo del governo. Non è comunque detto che il “momento della verità” arrivi per forza.

Fra i parlamentari circola infatti l’ipotesi che le risoluzioni sul Mes di Emma Bonino e degli azzurri non approdino al voto. Potrebbero infatti non essere ammesse perché ritenute estranee al tema delle comunicazioni del premier Giuseppe Conte, che alla Camera e al Senato parlerà dell’appuntamento di Bruxelles di venerdì e sabato, sul Recovery Fund.

Un finale del genere toglierebbe dall’imbarazzo la maggioranza, dove Pd, Iv e Leu sono favorevoli al Mes e il Movimento 5 Stelle è contrario. Ma anche l’opposizione, con FdI e Lega che sono per il ‘no’ e Forza Italia per il ‘sì’. Tanto che in Aula potrebbero arrivare risoluzioni firmate da forze di centrodestra ma con fini opposti.

Matteo Salvini però confida che il centrodestra troverà una composizione: “Io sono convinto che se e quando il Mes arriverà in votazione, anche in quel caso saremo assolutamente compatti. E non penso che qualcuno, Berlusconi in primis, voglia sostenere governi con Pd, Movimento 5 Stelle o robe strane”.

Se le coalizioni riusciranno a superare “indenni” la seduta di mercoledì, il tema Mes potrà essere momentaneamente archiviato. Nel senso che tornerà in agenda a settembre, quando saranno più chiari i contenuti del capitolo Recovery Fund: tempi, ammontare, condizionalità e via dicendo. A quel punto però il dibattito e le decisioni non si concentrerebbero solo sul “divisivo” Mes, ma sul complesso degli aiuti europei.

“Gli strumenti singoli, Sure, Bei, Mes – ha spiegato Luigi Di Maio in un’intervista al Foglio – sono una parte di un negoziato molto più grande che ambisce a creare il Recovery Fund, quindi anche dal punto di vista del negoziato condivido la linea del presidente del Consiglio che dice: adesso è il momento di negoziare, non parliamo di altri strumenti”.

Resta comunque in piedi la polemica sulla qualità del coinvolgimento del Parlamento nelle scelte del governo. Nei giorni scorsi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha definito Palazzo Madama e Montecitorio “gli invisibili della Costituzione”, chiedendo un voto delle Camere nelle scelte che riguardano l’Europa e l’eventuale proroga dello Stato di emergenza.

Con parole più misurate, anche il presidente della Camera, Roberto Fico, ha difeso il ruolo del Parlamento: “Il ministro della Salute Roberto Speranza renderà comunicazioni sui provvedimenti di attuazione delle misure adottate per contrastare la diffusione del Covid – ha ricordato su Facebook – La mattina dopo sarà la volta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che svolgerà le Comunicazioni in Aula in vista del Consiglio europeo. Le risoluzioni che saranno votate in queste due occasioni serviranno a dare un indirizzo e impegneranno il governo ad agire di conseguenza. Il Parlamento è centrale”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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