Conte: “Nessun baratto sul Mes”. Sprint semplificazioni

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parla alla Camera durante il Question Time
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parla alla Camera durante il Question Time, Roma, 01 Luglio 2020. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Il tempo dei tentennamenti è finito. Luglio dovrà essere il mese del Recovery Fund, del primo draft del piano di rilancio e di quel dl semplificazioni “indispensabile” per far correre il Paese. Al primo giorno del mese più cruciale per il destino del suo governo, Giuseppe Conte parte al contrattacco. Entro venerdì il decreto semplificazioni potrebbe vedere luce verde: i nodi restano e servirà un ultimo vertice di maggioranza a scioglierli ma la strada sembra tracciata.

“E’ tempo della concretezza”, ribadisce il premier rispondendo, indirettamente, ai timori di impantanarsi nella palude filtrati dai vertici del Pd in queste ore. Ed è anche sul Mes che il premier rivendica “una linea chiara e non attendista”. Una linea che, sottolinea, “non ha alcun legame con la politica di bilancio o la tassazione” e che porterà Conte alla presentazione, alle Camere, dell’intero pacchetto di aiuti Ue.

Difficile che la decisione delle Camere arrivi prima di settembre ma, al momento, nulla è escluso. L’obiettivo primario resta il Recovery Fund. E’ su questo dossier che Conte inizierà il suo mini-tour europeo che lo porterà a Lisbona, Madrid e Berlino. Rinsaldando un asse che dai Paesi iberici arriva a Roma e Parigi e che punta a piegare le resistenze dei Paesi frugali.

“L’obiettivo è un’intesa rapida che mantenga l’ambizione di partenza. Il risultato finale non dovrà discostarsi dalla proposta della commissione”, spiega Conte nel corso del Question Time alla Camera elencando alcune delle priorità italiane: dalla distinzione tra i criteri di allocazione (ai Paesi membri) tra Recovery Fund e fondi di coesione ordinari, alla necessità che i prestiti siano a lungo termine.

Eppure, nella missione a Lisbona e Madrid del 7 e 8 luglio il Mes sarà un convitato di pietra. Conte non ha alcuna intenzione di far sì che l’Italia sia la sola a chiedere il fondo. Ma se il Mes fosse richiesto da più Paesi, per esempio da Spagna e Portogallo, le possibili conseguenze politiche – e macroeconomiche in caso di ritorno del patto di stabilità – si attenuerebbero.

E, nella penisola iberica, c’è chi ritiene il Mes fondamentale. La Catalogna, ad esempio, si appresta a chiedere formalmente al premier Pedro Sanchez di attivarlo, “prendendone” 2 miliardi. Soldi che, in Spagna come in Italia, agli Enti locali fanno como.

Il 13, invece, Conte sarà a Berlino per un ultimo bilaterale con “l’alleata” Angela Merkel prima del Consiglio Ue. Un’alleata, la cancelliera, al quale il premier vuole “portare” in dote il varo del decreto semplificazioni, prima tappa di quelle riforme che Bruxelles lega a doppio filo con il Recovery Fund. Alle 9:30, un nuovo vertice di maggioranza farà il punto, forse finale, sul testo.

Danno erariale, abuso di ufficio, modello Genova sui cantieri – con la nomina dei commissari per il monitoraggio delle singole opere – restano i nodi ancora aperti. Sull’ultimo punto fonti di maggioranza in serata abbozzano un’ipotesi: che si vada verso la possibilità di una lista, compilata con un Dpcm ad hoc, che individui discrezionalmente un elenco di opere-chiave. E che bypassi, di fatto, il codice degli appalti.

Altro punto “aperto” è quello della condivisione delle banche dati, sui cui puntano molto il ministro per la Pa Fabiana Dadone e quello per l’Innovazione Paola Pisano. Mentre Conte, sul provvedimento, ha per la prima volta dalla crisi Covid scelto di coinvolgere costantemente i gruppi della maggioranza. Un modo anche per placare le forze centripete che, soprattutto al Senato, rischiano di portare sul baratro il governo.

La campagna acquisti di Matteo Salvini sul M5S? “Non è questa la missione della politica, i numeri ci sono ancora e confido nella responsabilità sei senatori”, spiega Conte. Una responsabilità che il premier si aspetta anche in caso di risoluzioni-trappola in occasione delle sue comunicazioni pre-Consiglio Ue.

“Non temo mai una risoluzione parlamentare”, assicura il premier che, in serata, prova ad abbassare la temperatura parlamentare invitando, con lettere separate, i partiti del centrodestra. Nella strategia di Conte, infatti, il confronto dovrebbe avvenire con Lega, Fdi e Fi presi singolarmente. Ma Fi già annuncia che andrà a Palazzo Chigi assieme agli alleati.

(di Michele Esposito/ANSA)

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