Conte sente Merkel e rilancia il dialogo in maggioranza

ll premier Giuseppe Conte con la cancelliera tedesca Angela Merkel durante la Conferenza di Berlino, 19 gennaio 2020.
ll premier Giuseppe Conte con la cancelliera tedesca Angela Merkel durante la Conferenza di Berlino, 19 gennaio 2020. (UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI - FILIPPO ATTILI)

ROMA. – Una giornata per ritrovare l’equilibrio perduto, a cominciare dal dl semplificazioni che rischia di trasformarsi nell’ennesimo terreno di lite interna. Il premier Giuseppe Conte, nel mezzo dello scontro frontale tra Pd e M5S sul Mes, prova a riannodare i fili della maggioranza riunendo attorno a Palazzo Chigi non solo i capi delegazione ma anche i rappresentanti dei gruppi dei partiti suoi alleati.

Un gesto, al di là del dossier semplificazioni oggetto del vertice, con cui Conte vuole probabilmente anche rispondere a chi lo accusa, sin dagli Stati Generali, di decidere tutto da solo. Ma è prima della riunione serale a Palazzo Chigi che, forse, il premier ha lo scambio più importante per il suo prossimo futuro.

E’ la telefonata con la Angela Merkel. La cancelliera telefona al suo omologo italiano in vista della presidenza tedesca dell’Ue, che parte il 1 luglio. Ma è il Recovery Fund il dossier caldo al centro della conversazione. Il clima è cordiale, la partita delle colombe Ue resta in salita ma su un punto nel governo italiano si dicono convinti: “la presidenza della Merkel è la nostra polizza per arrivare all’obiettivo”.

Al di là del botta e risposta di venerdì scorso torna così a costituirsi quell’asse italo-tedesco sul quale Conte punta diverse sue fiches per ottenere un Recovery Fund che risponda alle sue aspettative. “Non è detto che l’accordo si avrà il 18 luglio, potrebbe servire un nuovo vertice Ue una manciata di giorni dopo”, spiega una fonte vicina al dossier.

Ma l’eventuale slittamento non è legato alla buona riuscita dell’accordo. Una riuscita che l’Italia lega a doppio filo, inevitabilmente, con il suo placet al Quadro Finanziario pluriennale, non a caso oggetto anch’esso del colloquio tra Conte e Merkel. E il Mes? E’ pacifico che per i grandi d’Europa l’Italia dovrebbe prenderlo.

Ma Conte prende tempo. Prima del sì al Recovery Fund difficilmente si muoverà anche perché per “convincere” il M5S servono tempo e un’attenta lettura delle eventuali clausole. Anche per questo il blitz di ieri del Pd, spiega una fonte del Movimento, non ha fatto altro che “indurire la trincea del M5S”.

Un Movimento nel quale, quasi contemporaneamente, crescono due tipi di sensazioni: che il Pd non si fidi più di Conte e che il rapporto tra il premier e i pentastellati sia sempre più a rischio. “Arrivano le prime telefonate dai Dem ai nostri parlamentari per sondarci in caso di cortocircuito nella maggioranza”, racconta una fonte pentastellata sottolineando come, al di là del Mes, negli ultimi giorni le critiche del Pd siano dirette a Conte piuttosto che al Movimento.

Eppure, silenziosamente, qualche spiraglio nel M5S sul Mes potrebbe aprirsi. Dipenderà, anche, da come Conte risolverà alcuni dossier scottanti, a cominciare da Autostrade. E, nel frattempo, cresce il pressing per l’attivazione del fondo. “Non sprechiamo un’occasione irripetibile”, sottolinea il segretario della Cgil Maurizio Landini. “L’Italia è ostaggio del M5S”, incalza l’azzurra Mariastella Gelmini mentre nel governo è Iv a tornare alla carica.

E il rischio di un cortocircuito sulle risoluzioni che accompagneranno le comunicazioni pre-Consiglio Ue di Conte – prevista il 15 luglio – è dietro l’angolo. “Se votiamo la risoluzione pro-Mes di Più Europa? Vediamo prima quale sarà quella di maggioranza….”, risponde sibillino il capogruppo al Senato Davide Faraone, tra i partecipanti del vertice di Palazzo Chigi.

Vertice che servirà a fare la quadra sui tanti nodi del dl semplificazioni, a cominciare da quello che, secondo Leu, reintrodurrebbe un condono edilizio. Ma la norma potrebbe decadere già con il vertice di oggi. Non a caso il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, pasdaran anti-condono, nel pomeriggio prevedeva: “noto forti miglioramenti nel testo”. Testo che, in teoria, dovrebbe essere varato al prossimo Cdm questa settimana. Ma la strada è in salita.

(di Michele Esposito/ANSA)

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