Brignano e le mascherine, al via spot salva-mari

Frame video Ansa dello spot protagonizzato da Enrico Brignano sull'uso delle mascherine e guanti.
Frame video Ansa dello spot protagonizzato da Enrico Brignano sull'uso delle mascherine e guanti.

ROMA. – Prima giù la mascherina, che finisce in terra, poi i guanti che cadono sulla banchina del porto in mezzo a tante altre mascherine. Enrico Brignano è il testimionial che con ironia prima butta i dispositivi e poi torna indietro e rivolgendosi agli spettatori dice: “Buttare guanti e mascherine nel cassonetto in fondo, a noi, che ce costa? Oh, me raccomando”.

Un omaggio “romantico” anche a Nino Manfredi, con lo spot del mozzicone di sigaretta dell’82, per Roma città pulita, quello della campagna Tv e radio realizzata dal ministero dell’Ambiente, in collaborazione con Guardia Costiera, Ispra, Iss, Enea e la commissione Colao, presentata in conferenza stampa, la prima in presenza post-Covid, dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, a Roma, nella sede del Comando generale della Guardia Costiera.

“Mascherine e guanti – dice Costa – vanno gettate nell’indifferenziato. Chi non ne ha necessità utilizzi quelle reimpiegabili”. “Mascherine e guanti monouso – osserva infatti Costa – sono diventati un problema per l’ambiente, in Italia e nel resto del mondo. Da qui è nata la campagna istituzionale del ministero, affidata al carisma di Enrico Brignano, che con il suo potere di persuasione orienterà i comportamenti dei cittadini italiani nell’ottica di prestare attenzione all’ambiente”.

Il costo per l’ambiente, e soprattutto per i mari italiani, in termini di rifiuti, è drammatico, stando alle stime rese note dal presidente Ispra e Snpa, Stefano Laporta: “Una produzione complessiva di rifiuti da mascherine e guanti, fino a fine 2020 tra le 160mila e le 440mila tonnellate, con un valore medio di 300mila tonnellate”.

In particolare per le mascherine, in base adf alcune stime recentemente diffuse, il fabbisogno giornaliero della cosiddetta fase 2, si aggirerebbe intorno ai 35/40 milioni di pezzi. Utilizzando il peso medio di 11 grammi (che prende in cosiderazione tutte le tipologie di mascherine), e un fabbisogno intermedio di 37,5 milioni, in Italia si ha una produzione giornaliera di circa 410 tonnellate. La stima alla fine dell’anno si attesterebbe tra le 60mila e le 175mila tonnellate di rifiuti.

Per quanto riguarda i guanti, l’utilizzo, in certi casi obbligatorio, rileva l’Ispra, comporta un ulteriore contributo alla produzione di rifiuti. Ipotizzando un ciclo di utilizzo di due paia di guanti per ogni mascherina, il fabbisogno giornaliero, sarebbe di 70/80 milioni di guanti. Si otterrebbe quindi, una produzione giornaliera di rifiuti derivanti dall’utilizzo di guanti compresa tra le 400 e le 1100 tonnellate. La produzione sino a fine 2020 sarebbe in questo caso tra le 100mila e le 270mila tonnellate.

“Creare una filiera italiana di dispositivi non è una partita facile ma forse è il caso di iniziare a pensare come fare in modo che quella che è oggettivamernte una minaccia per tutti noi diventi una opportunità di sviluppo e crescita”, ha detto il presidente di Enea, Federico Testa mentre in un messaggio il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha sottolineato che l’iniziativa “è un ottimo esempio di come il contrasto alla pandemia coinvolga tutti gli aspetti della nostra convivenza e richieda uno sforzo comune e coordinato”.

Infine l’appello del Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, l’ammiraglio Giovanni Pettorino per il mare Nostrum, “un ecosistema delicatissimo”. Oltre allo spot, autoprodotto con fondi Ambiente-Guardia Costiera, parte anche la campagna social “Alla natura non serve”, con meme e video emozionali dall’hastag #buttalibene.

(di Elisabetta Guidobaldi/ANSA)

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