La Russia al voto sulla Costituzione di Putin

Il presidente russo Vladimir Putin.
Il presidente russo Vladimir Putin. (ANSA)

MOSCA.  – Archiviata la parata per il 75esimo anniversario della vittoria contro il nazifascismo, il Cremlino può finalmente dedicarsi totalmente a ciò che più conta: il referendum per l’approvazione della riforma costituzionale.

Oggi, infatti, si sono aperti i seggi in tutto il Paese, in un inedito esercizio di voto diffuso, causa Covid, che si concluderà il primo luglio – trasformato in giorno festivo proprio per chiudere le operazioni di voto in crescendo. La posta è alta, l’obiettivo uno solo: non sbagliare nulla.

Tra le varie novità, come si sa, c’è un emendamento che permetterà a Vladimir Putin di restare al potere, se lo vuole, sino al 2036. Ma non solo. La nuova Costituzione darà più prerogative al Parlamento, nuovi poteri al Consiglio di Stato, blinderà il principio d’immunità per gli ex presidenti, limiterà l’applicazione dei trattati internazionali a livello giuridico (con la prevalenza del diritto russo) e definirà il matrimonio come un’unione tra “un uomo e una donna”.

Inoltre assicurerà il salario minimo e l’indicizzazione delle pensioni. Ovvero, stando ai critici, zuccherini (di dubbia attuazione) per allietare la medicina.

“Il nostro obiettivo, il più importante, è fare in modo che il voto abbia risultati totalmente affidabili e legittimi”, ha tuonato Putin incontrando i nuovi membri della Camera Pubblica.

“Non ci devono essere votazioni ‘forzate’ né un aumento artificiale dell’affluenza alle urne (per non parlare di problemi nel conteggio dei voti) in modo che nessuno possa mai mettere in discussione la posizione espressa dai cittadini”.

Ironicamente, secondo oppositori e media indipendenti, è esattamente ciò che sta già avvenendo. Alexei Navalny, l’ex blogger fattosi anti-Putin, ha denunciato che il voto online – varato a Mosca e Nizhni Novgorod per ridurre il rischio contagio – è già stato falsificato da “registrazioni fasulle e pressioni esterne”.  Ovvero grandi compagnie e partecipate statali che obbligano i dipendenti a votare e votare “in un certo modo”.

Per Grigory Melkonyants, co-presidente di Golos, l’ong russa che monitora il regolare svolgimento delle elezioni, si tratta del voto “più manipolativo” e “meno trasparente” nella storia del Paese a parte le elezioni nei primi anni dopo la caduta dell’Unione Sovietica, nel 1991.

“Non ci sono mai state così tante lamentele da parte di così tante persone che ci dicono di essere sottoposte a pressioni per il voto”, ha detto Melkonyants in un’intervista al Moscow Times.

Detto questo, i sondaggi del VtSIOM, l’istituto demoscópico statale, sostengono che un numero compreso tra il 67% e il 71% dei russi sostiene gli emendamenti. Si vedrà.

Di certo c’è che il giorno dell’apertura delle urne l’ambasciata Usa a Mosca ha deciso di esporre una bandiera arcobaleno gigante. “I diritti Lgbtq sono diritti umani. E i diritti umani sono universali”, ha detto l’ambasciatore John J. Sullivan sul sito dell’ambasciata. Livello troll: maestro jedi.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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