Crollo nuove imprese durante il lockdown, -42%

Offerte e saldi per invogliare le spese con diverse code fuori dai negozi di abbigliamento di Milano
Offerte e saldicon diverse code fuori dai negozi di abbigliamento di Milano, Archivio. ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

ROMA. – Tra marzo e maggio 2020, mesi nei quali il Governo ha deciso  il lockdown per evitare il diffondersi del contagio da Covid 19, sono crollate le iscrizioni alle Camere di commercio con 44.000 nuove imprese in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e un calo del 42,8%.

Il dato è stato presentato  da Unioncamere nella sua assemblea annuale con la quale ha lanciato una proposta in dieci punti al Governo per accelerare la ripresa.

“Spingere l’acceleratore sulla digitalizzazione delle imprese e sull’adozione delle tecnologie 4.0 – ha spiegato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli  – porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di Pil nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese (in primo luogo quelli legati all’avvio di un’azienda o al pagamento delle imposte) vuol dire per l’Italia recuperare quasi 2 punti di Pil”.

Le nuove iscrizioni nel complesso nel periodo di chiusura legato all’emergenza sanitaria,sono state 59.034 a fronte delle 103.124 dello stesso periodo del 2019. In particolare sono diminuite le iscrizioni in Lombardia  (-52,3% con oltre 8.700 iscrizioni in meno rispetto all’analogo periodo del 2019) mentre in Toscana ed Emilia-Romagna le nuove iscrizioni sono calate di oltre il 47%,.

Lazio e Friuli Venezia Giulia  hanno sperimentato una battuta d’arresto delle nuove imprese superiore al 45%. In valore assoluto, la Lombardia accusa lo stop maggiore nella diffusione di nuove aziende: con 8.721  iscrizioni in meno.

Tra i settori economici registrano una riduzione notevole delle iscrizioni soprattutto il settore delle Confezioni di articoli di abbigliamento (-59%) e della Ristorazione e dell’Alloggio (-54% circa entrambi) ma se si guarda ai valori assoluti le imprese di costruzione pur perdendo il 35,5% delle iscrizioni rispetto al periodo marzo-maggio del 2019 vedono la mancanza di 3.287 nuove imprese.

Per far ripartire  l’economia la Confesercenti chiede un taglio temporaneo e selettivo dell’Iva che darebbe “un po’ d’ossigeno alla ripresa dei consumi interni “che contribuiscono per il 60% al Pil. In questi ultimi tre mesi, spiega l’associazione degli esercenti – i consumi non alimentari delle famiglie sono crollati del 20% con punte del 40% per quanto riguarda le spese relative a turismo e somministrazione.  Ci sono  – avverte – 11 miliardi di euro di consumi in meno al mese”.

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