Lavoro: -239mila nuovi contratti, crollo “a termine”

Lavoratrice al lavoro in una fabbrica di stoviglie.
Dipendente al lavoro in una fabbrica di stoviglie. (ANSA)

ROMA. – Tra emergenza Covid e lockdown cala il numero delle assunzioni e a crollare sono soprattutto quelle a tempo determinato, già dall’inizio della pandemia. Nel primo trimestre dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, si registra una diminuzione di 239 mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente, di cui -44 mila a tempo indeterminato e -195 mila a termine.

A fotografare l’impatto del coronavirus sul mercato del lavoro sono i dati che emergono dalla Nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, relativa al primo trimestre dell’anno, caratterizzato a partire da fine febbraio e per tutto il mese di marzo dal dispiegarsi dell’emergenza Covid e dalle prime restrizioni per contrastare la diffusione del contagio.

Proprio per rendere conto degli effetti dell’emergenza sanitaria, la Nota trimestrale analizza l’andamento dei flussi giornalieri di assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente (sulla base delle Comunicazioni obbligatorie rielaborate del ministero) cumulati dei primi tre mesi, rispetto all’analogo periodo del 2019: dopo “una sostanziale tenuta” nei mesi di gennaio e febbraio, si registra “una progressiva perdita” delle posizioni lavorative che al 31 marzo “arriva a circa 220 mila posizioni”.

Un andamento negativo dovuto essenzialmente alla contrazione delle assunzioni, misurabile nelle 239 mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente in meno (-44 mila a tempo indeterminato e -195 mila a termine).

I precari sono quelli che “stanno pagando di più la crisi occupazionale” conseguente all’emergenza sanitaria, sottolineano i sindacati. Per la Cgil bisogna garantire la tenuta dell’occupazione ma anche la sua qualità: per questo, “la deroga temporanea alle causali previste dal decreto dignità, comprensibile in questo periodo di forte incertezza per mantenere anche i lavoratori a termine, non può e non debe trasformarsi in una richiesta di cancellazione dell’obbligo tour court che riporterebbe pericolosamente il Paese indietro”, come afferma la segretaria confederale Tania Scacchetti.

Un’apertura diversa dalla Cisl: sono “condivisibili”, sostiene il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra, “le ipotesi sull’introduzione di incentivi alle imprese che fanno nuove assunzioni a tempo indeterminato, che devono essere collegati all’impegno a non licenziare. Benissimo, ma a ciò va affiancata la possibilità di assumere a termine senza eccessivi vincoli, eliminando le rigidità della legge in materia di causali, che vanno delegate alla contrattazione collettiva, soprattutto di livello aziendale”.

E “non si dica – aggiunge – che in tal modo si alimenta la precarietà: normativa e contrattazione sanciscono piena parità di trattamento, questi lavoratori rientrano anche nel premio di produttività e nelle tutele di cassa integrazione”. Dunque, per la Cisl “fino a fine anno le tutele della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti devono viaggiare insieme a tutte le misure possibili per incoraggiare ogni tipo di assunzione”.

Intanto, le misure messe in campo dal governo, a partire dagli ammortizzatori sociali ad hoc, hanno attenuato le ricadute sul mercato del lavoro: in un rapporto la Uil indica che le ore autorizzate di cassa integrazione con causale Covid sono state tra aprile e maggio 1,7 miliardi e questo ha “significato aver salvaguardato cinque milioni di posti di lavoro”.

La Uil sottolinea, inoltre, come per il primo trimestre si sia registato un calo tendenziale “contenuto” dell’occupazione (-0,2%): “A ciò – scrive – ha contribuito  l’introduzione del blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo e della cig con causale Covid”. Lo stop ai licenziamenti è fissato fino al 17 agosto: a quel punto cosa succederà in presenza di un vulnus tra fine ammortizzatori e divieto di licenziare?”, domanda il sindacato, tornando per questo a sostenere la necessità di una ulteriore proroga.

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