Ventimila casi in Israele, paura seconda ondata

Personale scientifico al lavoro in un laboratorio in Israele.

TEL AVIV.  – Israele è alle prese con una seconda ondata di infezioni e, dopo un forte allentamento del lockdown, è costretta ora a correre ai ripari imponendo di nuovo zone rosse e altri provvedimenti per fronteggiare una diffusione in crescita preoccupante. Gli ultimi dati parlano chiaro: nelle ultime 24 ore si è arrivati a circa 350 casi, la prima volta in cui si è superata la soglia dei 300, cosa che non succedeva dallo scorso aprile.

Ma a dare un quadro ancora più esatto della velocità con la quale si trasmette la malattia è il fatto che in due settimane i malati sono raddoppiati passando da 2.191 a 4.449 portando il totale complessivo nelle ultime ore a 20.339. Le vittime ad oggi sono 304.

A conferma della situazione – creatasi dopo il forte allentamento delle misure restrittive – basti pensare che su circa 16.000 test effettuati ieri i positivi sono stati pari a quasi il 2%. A differenza della prima ondata, questa volta, a quanto sembra, i neo positivi sono più giovani e le scuole sono state un forte incubatore.

La nuova situazione ha avuto le prime ripercussioni: non solo la vicina Cipro ha rivisto la sua apertura di turisti israeliani, ma lo stesso presidente Nicos Anastasiades ha rinviato il suo viaggio nello stato ebraico.

“Non c’e’ dubbio – ha detto allarmato il premier Benyamin Netanyahu – che occorra limitare la malattia, il tasso di infezione è tornato a salire”. E per questo – pur consapevole che l’economia israeliana non si può permettere un secondo lockdown – ha annunciato che “non si riaprirà oltre”.

E insieme al ministero della sanità ha deciso i primi interventi immediati disponendo – oltre ad una più occhiuta vigilanza della polizia sull’uso da parte dei cittadini delle mascherine e sull’obbligo del distanziamento – il lockdown per sobborghi di Rahat e Ararat an-Naqab, due cittadine beduine del Negev.

Ma anche a Giaffa, sobborgo a prevalenza araba di Tel Aviv, dove sono diventate “zone rosse” le aree di Ajami, Tzahalon e Shikunei Hisachon. Non sarà consentito inoltre nessun assembramento di oltre 10 persone. Su Facebook, il ministro della difesa – e premier alternato – Benny Gantz ha sottolineato che il Paese è “in una fase molto delicata”. “Se non faremo attenzione – ha aggiunto – ci troveremo presto in una situazione più grave di dove eravamo prima”.

La realtà di Israele trova un riscontro a specchio in Cisgiordania, dove sono di nuovo in crescita le infezioni: in queste ore, con circa 100 casi, si è raggiunto il totale di 858 (contro i 750 di ieri mattina), soprattutto ad Hebron e Nablus

Tanto che il premier Mohammad Shtayyeh ha convocato per domani il Comitato di sicurezza e emergenza per far fronte al nuovo scenario della pandemia.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)

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