Il piano: scuole digitali, fisco semplice, appalti

I cancelli di una scuola superiore chiusi.
I cancelli di una scuola superiore chiusi. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA.  – La digitalizzazione del Paese, con le scuole cablate, da un lato. La semplificazione burocratica dall’altro, con misure che accelerino i meccanismi procedurati della pubblica amministrazioni e, ma con i tempi più lunghi che richiede un tema così delicato, anche la riforma del fisco.

Quindi una serie di progetti per infrastrutture al sud e misure fiscali in grado di favorire il “rimpatrio” (reshoring) delle aziende in Italia, incentivi per favorire l’innovazione delle imprese con una logica 4.0 e dei lavoratori. Non ultimo una modenizzazione degli ammortizzatori sociali.

E poi, una giustizia più veloce e l’idea di investire un milione di euro per un milione di alberi. Sono molti i capitoli del Piano che il governo punta a definire con l’avvio degli Stati Generali, proposte che arrivano sul tavolo del premier Giuseppe Conte dai titolari dei singoli ministeri e sui quali spesso si è già avviata un’interlocuzione tra gli esperti dei diversi settori.

L’idea è quella di far uscire dalla crisi Covid un Paese smart, che si rimetta in moto limitando i rischi occupazionali che si intravedano all’orizzonte e, soprattutto, che sfrutti l’occasione per un reset che consenta di affrontare alcuni dei nodi che frenano la crescita e si trascinano da tempo.

Si parte dalla semplificazione delle procedure per arrivare alla digitalizzazione, passando per la riorganizzazione di alcuni grandi capitoli dei conti pubblici: il fisco e gli ammortizzatori sociali.

Sulla semplificazione il lavoro è avanzato e probabilmente potrebbe essere proprio questo il prossimo provvedimento in via di definizione. Il governo punta a sbloccare i cantieri velocemente, con una drastica semplificazione burocratica. Si parla di opere per 120 miliardi da realizzare. Ma non si seguirà il modello usato per il ponte di Genova e nemmeno, almeno per ora, quello di una riforma del codice degli appalti, troppo lunga da realizzare.

Più facile estendere le norme ora in vigore per lo stato d’emergenza fino a tutto il 2020, riducendo i tempi della verifica dei requisiti di chi partecipa alle gare ed è già stato controllato negli ultimi sei mesi.

Le procedure potranno poi essere digitalizzate. Si conta su queste novità per dare slancio alle infrastrutture al sud: si parla di Alta velocità ferroviaria Genova-Roma, Napoli-Bari, Milano-Venezia ma anche il potenziamento delle tratte di Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia.

La ministra Paola De Micheli su questo ha portato un ricco piano che guarda a trasporti, infrastrutture, aeroporti.

Ma semplificazione significa anche cambiare alcune regole che pesano sulla Pa, con una sorta di ‘contatore’ del tempo per le risposte ai cittadini, un massiccio uso delle autocertificazione e un sistema che metta in rete tutta la pubblica amministrazione, in modo da evitare duplicazioni. E questi sono solo alcuni dei punti su cui spinge la ministra Fabiana Dadone.

Digitale del resto è l’altra parola “chiave”. Si punta ad un piano massiccio, che estenda la banda larga nel Paese e la fibra negli uffici pubblici e soprattutto nelle scuole, un tema quest’ultimo caro anche al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

A questo si aggiunge un piano per i pagamenti elettronici e una spinta a 5g. Declinato sul fronte delle imprese, l’innovazione significa tornare a spingere sugli incentivi che consentano un adeguamento ad un modo che ha scoperto in modo massiccio lo smart working e che non può più fare a meno di innestare logiche informatiche nei processi produttivi.

Ecco allora un piano Industria 4.0 plus che durerà tre anni, al quale sta lavorando il ministro Stefano Patuanelli, che preveda incentivi per formare il personale e investire in nuovi strumenti e processi produttivi.

Il lavoro sarà uno dei temi da affrontare nel futuro. Sul tavolo della ministra Nunzia Catalfo c’è un pacchetto che va dall’idea di riformare gli ammortizzatori sociali alla detassazione dei rinnovi contrattuali, dal rafforzamento e rivisitazione del contratto di solidarietà espansiva alla staffetta generazionale fino all’inserimento lavorativo dei giovani.

E poi c’è il fisco. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, inserirà il tema nel prossimo Piano nazionale delle riforme. Si punterà a semplificare soprattutto l’Irpef, l’imposta pagata sui redditi dai contribuenti-persona, con un occhio alla riduzione delle aliquote e alle famiglie. E se possibile un alleggerimento per il ceto medio.

Ma le decisioni dovranno essere calibrate con le risorse disponibili e dovranno intersecarsi con l’assegno unico previsto per i figli dal ddl Delrio e dal Family Act. Ma su questo punto, se la volontà politica è condivisa, il processo deve ancora iniziare e le “ricette” sul tavolo dei diversi partiti della maggioranza sono ancora troppe.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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