Trump riprende i comizi il giorno di fine schiavitù

foto de referencia (ANSA/EPA/TANNEN MAURY)

WASHINGTON.  – Donald Trump riprende dopo diversi mesi i comizi elettorali sfidando quella che a molti sembra già una seconda ondata della pandemia di coronavirus, dopo che gli Usa hanno superato i due milioni di casi e 113 mila morti suscitando l’ironia della Cina.

Ma il presidente sfida anche la storia fissando il suo primo rally il 19 giugno a Tulsa, in Oklahoma: una data e un luogo simbolici per le lote anti razziali che hanno infuocato l’America dopo la morte di George Floyd,rilanciando pure la guerra alle statue confederate.

Il 19 giugno coincide infatti con il “Juneteenth”, la commemorazione annuale della fine della schiavitù, che non è una festa federale ma è largamente celebrata dagli afroamericani. Ricorda la lettura della proclamazione di emancipazione degli schiavi afro-americani in Texas, ultimo Stato della Confederazione sudista a riceverla il 19 giugno 1865, mesi dopo la fine della guerra civile.

Ma anche Tulsa è altamente significativa, essendo stata teatro di uno dei più gravi episodi di violenza a sfondo razzista nell’intera storia degli Stati Uniti: tra il maggio e il giugno del 1921 orde di bianchi attaccarono con armi ed esplosivi la comunità afroamericana nel quartiere di Greenwood, una delle più prospere degli Usa tanto da essere soprannominata “Black Wall Street”, uccidendo sino a 300 persone e distruggendo circa 1000 tra case e negozi.

La campagna di Trump ha difeso la scelta di tempo e luogo affermando che “il partito di Abraham Lincoln, i repubblicani, sono orgogliosi della storia del Juneteenth”, per aver vinto la guerra civile e messo fine alla schiavitu’. Ma nella comunità afroamericana – e non solo – sta montando il malumore dopo l’imbarazzante gestione delle proteste razziali da parte del presidente.

Il tycoon ha scelto di ripartire dall’Oklahoma perchè ha uno dei tassi più bassi di covid-19 del Paese (7500 circa) ma ha annunciato altri comizi in Florida, Arizona, North Carolina. E in Texas, dove vola oggi per una tavola rotonda nella quale potrebbe rompere il silenzio sul razzismo.

La campagna del tycoon pensa che sarà più difficile per gli oppositori criticare i suoi rally dopo le grandi folle per Floyd. In ogni caso Trump ne ha un disperato bisogno per rimontare nei sondaggi Joe Biden, che oggi lo ha accusato nuovamente di voler “rubare le elezioni” inciampando però in una delle sue gaffe.

L’ex vicepresidente si è detto “assolutamente convinto” che i militari scorterebbero il tycoon fuori dalla Casa Bianca “con grande sollecitudine”, se perdesse e si rifiutasse di lasciarla: un’immagine da guerra civile, che alimenta le tensioni in un momento in cui i vertici delle forze militari stanno voltando la faccia al commander in chief.

In compenso anche Trump ha fatto una figuraccia abreviando su Twitter il Secret Service che lo protegge con la sigla SS e attirandosi un mare di polemiche social.

Intanto per la prima volta la convention presidenziale repubblicana si sdoppia: il partito ha votato per tenere a fine agosto una convention in scala ridotta di 336 delegati nella sede originaria, Charlotte (N. Carolina), dove verrà discussa la piattaforma rispettando gli obblighi contrattuali e le misure di distanziamento sociale richieste dal governatore dem per il covid-19.

Ma Donald Trump terrà il discorso di accettazione in un’altra location, senza restrizioni di sorta: in pole position c’è Jacksonville, Florida, uno degli Stati in bilico.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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