Ippica: ritrovato massacrato da malviventi il cavallo Ocean Bay

Al momento del furto, l’equino si trovaba nelle “Haras La Alegría”, nello stado Carabobo, dove aveva un ruolo di sementale. foto cortesia

CARACAS – L’invidia è considerata il peggiore dei sette vizi capitali, forse perché include in sé l’odio, il furto, il tradimento, la bramosia ed infine anche l’omicidio.

L’invidia è definita come la tristezza per il bene altrui percepito come male proprio. È figlia della superbia poiché quando si è convinti della propria superiorità, si prova facilmente amarezza nel constatare che altri hanno doti uguali o superiori alle nostre. L’invidioso quindi prova risentimento e astio per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che egli si consideri escluso ingiustamente da questi beni sia che, già possedendoli, ne pretenda l’esclusivo godimento.

Forse si potrebbe annoverare come frutto dell’invidia un fatto di cronaca nera accaduto in questi giorni che ha avuto como protagonista in negativo il purosangue Ocean Bay, campione dell’ippica venezuelana. Il cavallo era stato rubato durante il fine settimana, ma ieri è stata rinvenuta la sua carcassa squartata.

Ocean Bay é ricordato per aver vinto le prime due gare della triple corona nel 2016. Fanno parte di questa triple corona: “Clásico José Antonio Páez”, “Clásico  Cría Nacional” e “Clásico República Bolivariana de Venezuela”, quest’ultimo è il più importante del paese. L’allenatore che ha preparato il purosangue per le prime due gare é stato García Mosquer.

“Quello fu un giorno da pazzi. Il cavallo aveva avuto dei problemi di salute e per questo motivo nessuno puntava su di lui. In quella gara (Clásico José Antonio Páez, n.d.r.) é stato il cavallo che più ha pagato nelle scommesse ” spiega Mosquer in un’intervista parlando di Ocean Bay.

Nel prestigioso palmares del cavallo ci sono 8 vittorie, 3 secondi posti e due quarti posti. Grazie a questi risultati era uno dei cavalli più quotati del paese.

Al momento del furto, Ocean Bay si trovaba nelle “Haras La Alegría”, nello stato Carabobo, dove era impiegato come stallone.

Per gli investigatori non è ancora chiaro il movente di tale orribile delitto, forse il ricatto o il sequestro. Ma se veramente fosse l’invidia  i malviventi dovrebbero essere condannati a passare il resto della loro vita  nel secondo Girone del Purgatorio, dove il sommo poeta Dante Alighieri li pone nel Canto XIII della Divina Commedia.

Qui il poeta si commuove vedendo le loro anime, ombre lacere con indosso una ruvida veste, gli occhi cuciti da fil di ferro, appoggiate alla parete di una montagna si sostengono tra loro, piangendo e gemendo, sull’orlo del burrone.

Speriamo solo che sia fatta giustizia al più presto per l’atto vandálico.

(di Fioravante De Simone)

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