Coronavirus in Italia: contagi in calo, numeri migliori anche in Lombardia

Coronavirus in Italia, Fase 3: Flash mob degli infermieri Nursind a Milano.
Coronavirus in Italia, Fase 3: Flash mob degli infermieri Nursind a Milano. (ANSA)

ROMA. – “Non c’era alternativa alle strette misure adottate: ci hanno permesso di piegare la curva del contagio e salvare migliaia di vite”. Al Senato il ministro della Salute Roberto Speranza rivendica la strategia antivirus, ad una settimana dalla riapertura regionale.

Ora si pensa al nuovo Dpcm, che dovrebbe arrivare entro la prossima settimana (alcuni dei provvedimenti in vigore scadranno il 14), “per decidere eventuali e ulteriori misure di allentamento”. Si parla di “attività ricreative-ricettive, come centri termali, parchi tematici e rifugi alpini, e di attività congressuali ed eventi fieristici”, dice il ministro.

“Nulla che cambi completamente il quadro attuale”, assicura il premier Giuseppe Conte.

Intanto calano i nuovi contagi, 202 in 24 ore, il secondo dato più basso da inizio epidemia. La situazione migliora anche in Lombardia, che fa registrare 99 casi, il 49% del totale, molto meno di giorni recenti. Le vittime giornaliere scendono a 71 (32 in Lombardia), in calo rispetto alle 79 di ieri.

Un dato che in realtà è in aumento visto che nei numeri di martedì erano conteggiati anche 32 morti in Abruzzo che la Regione ha comunicato solo ora, ma che sono relativi alle settimane scorse. Su livelli minimi è anche la percentuale di nuovi positivi sui casi testati, anche in Lombardia, che però subisce le critiche di Walter Ricciardi e Andrea Crisanti, due tra gli esperti più noti.

Nella regione di gran lunga più martoriata dal Covid-19 “bisognerebbe testare di più e migliorare il sistema di tracciamento – dice il consigliere del ministro della Salute -: perché oltre l’80% dei contagi avviene in famiglia”.

“La Lombardia è arrivata impreparata all’epidemia e ha pensato che fosse un’influenza – afferma Crisanti, stratega del modello Veneto -, ma ha sbagliato l’impostazione perché l’epidemia si combatte sul territorio, non con i ricoveri come influenza”. Nelle ultime 24 ore in Lombardia 99 positivi con meno di 10 mila tamponi (in calo rispetto agli ultimi giorni).

Ma è il modo di fare i test che mette il Veneto su un altro piano: tra il 2 e il 9 giugno il 74% dei tamponi sono stati di controllo su casi già testati, solo il 26% su nuovi casi, percentuali inverse al resto d’Italia, (37 e 63%), Lombardia compresa.

Le categorie a rischio come i sanitari vengono testate ogni settimana. Da vedere se la sostituzione del direttore generale della sanità lombarda, promosso ad altro incarico, porterà cambiamenti. La curva nel complesso sembra scendere meno velocemente in Lombardia, Piemonte e Liguria.

Nel Lazio il cluster di Roma fa segnare finora 68 positivi su 2.332 tamponi (dati Regione).

Cruciali per spegnere nuovi focolai non solo i test – ancora lontani dai 90 mila al giorno preannunciati di nuovo ieri dal commissario Domenico Arcuri – ma anche la App Immuni. Dopo una media di 250 mila download al giorno nei primi 8 giorni – secondo il ministero dell’Innovazione -, l’applicazione – da lunedì sperimentata in 4 regioni – è stata scaricata da appena 200 mila persone in 2 giorni. Con 2,2 milioni è ancora lontanissimo l’obiettivo del 60% almeno della popolazione.

(di Luca Laviola e Matteo Guidelli/ANSA)

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