Crollo occupati aprile, -274mila. In 2 mesi -400mila

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio.( ANSA/ CIRO FUSCO)

ROMA. – Gli effetti del lockdown piegano il mercato del lavoro. Con le chiusure imposte dall’emergenza Coronavirus crolla il numero degli occupati, con un contraccolpo ancora più pesante sui precari. Allo stesso tempo cala il tasso di disoccupazione perché tanti, sconfortati dalla situazione di crisi, non cercano neanche un posto. Quindi diminuiscono i disoccupati, ma aumentano i cosiddetti inattivi.

I dati fotografati dall’Istat sono impietosi: in un solo mese, quello di aprile, si contano 274 mila occupati in meno rispetto a marzo, rileva l’Istituto di statistica parlando di una “marcata diminuzione”. In due mesi, considerando anche marzo quando è partito il lockdown, il calo complessivo è di 400 mila occupati.

La netta caduta nel solo mese di aprile è tale che se si fa il confronto rispetto ad un anno fa si arriva a quasi mezzo milione di posti in meno (-497mila unità).

Un mercato che si misura su nuovi “connotati”. Il tasso di occupazione ad aprile scende al 57,9% (-0,7 punti percentuali), ma contemporaneamente va giù anche il tasso di disoccupazione, che arriva al 6,3% dall’8% di marzo, toccando il livello minimo dal novembre del 2007.

É l’altro effetto dell’emergenza Covid, che tra difficoltà e limitazioni frena la ricerca stessa di un impiego: 484 mila persone in meno cercano lavoro (-23,9% rispetto a marzo). Il numero dei disoccupati cala così a 1 milione e 543 mila. E, parallelamente, quindi aumentano ancora gli inattivi: coloro che né hanno né cercano un lavoro, che ad aprile salgono di 746 mila unità, di quasi un milione e mezzo in un anno.

A farne le spese sono più o meno tutti, uomini e donne e di ogni età, ma il peso ricade più forte sui più deboli e meno tutelati. Il crollo dell’occupazione ad aprile risulta, infatti, generalizzato: coinvolge donne (-1,5%, pari a -143 mila), uomini (-1,0%, pari a -131 mila), dipendenti (-1,1% pari a -205 mila) e indipendenti (-1,3% pari a -69 mila). Ma il calo più forte in proporzione interessa i contratti a tempo determinato: -129 mila, con una discesa del 4,6% rispetto a marzo.

La situazione complessiva si rispecchia in quella dei giovani: il tasso di disoccupazione tra i 15-24enni cala al 20,3%, ben 6,2 punti percentuali in meno rispetto a marzo; i ragazzi alla ricerca di un lavoro infatti diminuiscono di 119 mila in un solo mese; allo stesso tempo si registra una riduzione anche per gli occupati, in discesa di 35 mila unità, mentre gli inattivi segnano un rialzo di 155 mila.

Le misure messe in campo dal governo con i decreti di questi mesi, Cura Italia, Rilancio e Liquidità, hanno certamente dato una mano per sostenere i lavoratori, le famiglie e le imprese, sottolineano i sindacati e le associazioni di categoria.

Ma per evitare che esploda una vera e propria crisi sociale, come già sostenuto negli allarmi lanciati nei giorni scorsi, è necesario – rimarcano i sindacati – che vengano prorogati ulteriormente gli ammortizzatori sociali, che le nove settimane aggiuntive di cig Covid possano essere utilizzate senza l’interruzione ad oggi prevista (cinque fino a fine agosto e altre quattro tra settembre e ottobre) e, inoltre, che il blocco dei licenziamenti venga esteso oltre la metà di agosto, almeno fino a fine anno.

Per questo, i sindacati insistono anche sulla necessità di continuare a velocizzare l’erogazione del sostegno al reddito, con i ritardi accumulati soprattutto per la cig in deroga. E per far ripartire l’economia del Paese “occorre un patto sociale.

Tutti siamo chiamati adesso ad una grande assunzione di responsabilità”, rimarca la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. A sollecitare che si mettano in campo “tutte le misure possibili” per il rilancio dell’economia è anche Confcommercio, avvertendo che “l’atteso rimbalzo dell’attività produttiva a maggio potrebbe risultare largamente insuficiente a riportare vitalità nel mercato del lavoro”.

Per Confesercenti, “la ripresa sarà graduale, alle imprese occorrono strumenti flessibili. Vanno eliminati anche i costi dei contratti a termine e reintrodotti i voucher, almeno per i settori maggiormente colpiti”.

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