Facebook contro Zuck: “Non fa nulla contro Trump”

Zuckerberg seduto al banco degli imputati al Congresso Usa.
Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg. ANSA/EPA/ALEX BRANDON / POOL

NEW YORK. – É bufera su Mark Zuckerberg. Il numero uno di Facebook si è detto “disgustato” dai commenti di Donald Trump sulle proteste per George Floyd ma ha rifiutato di intervenire sui post del presidente censurati da Twitter. E tra i suoi dipendenti è scoppiata la rivolta. Critici anche i leader delle organizzazioni per i diritti civili che parlano, senza mezzi termini, di una “delusione”.

Zuckerberg però non arretra di un centimetro di fronte alla valanga di polemiche: è stata una “decisione difficile” ma “approfondita”, dice ai suoi dipendenti nel corso di una videochiamata inizialmente in programma giovedì ma anticipata a martedì per chiarire la sua posizione.

Una posizione che Zuckerberg e la sua numero due, Sheryl Sandberg, hanno cercato senza successo di spiegare ai leader della grandi associazioni per i diritti civili. L’atteggiamento di Facebook su Trump è un “precedente pericoloso”, affermano in una nota la Leadership Conference on Civil and Human Rights, la NAACP Legal Defense and Educational Fund e Color of Change.

“Siamo delusi e colpiti dalle incomprensibili spiegazioni di Mark. Ha dimostrato di non capire la soppressione di voto e si è rifiutato di ammettere come Facebook sta facilitando la chiamata di Trump alla violenza contro i manifestanti”, aggiungono.

Le dure parole dei leader per i diritti civili si vanno ad aggiungere alle critiche pubbliche a Zuckerberg da parte di alcuni manager di Facebook e alla protesta virtuale dei lavoratori del social, che hanno incrociato le braccia nel mezzo della giornata lavorativa per mostrare la loro rabbia. Il tutto mentre Twitter ha sferrato un altro schiaffo al tycoon e rimosso un account che incitava alla violenza rivendicando di rappresentare Antifa, il movimento della sinistra antagonista che Trump ha designato come organizzazione terroristica.

L’account in verità era stato creato da un suprematista e, prima che Twitter lo scovasse, era stato segnalato dai figli del presidente come esempio della pericolosità di Antifa.

Per i dipendenti di Facebook l’azione di Twitter è un nuovo colpo: il loro boss non ha agito su nessuno dei post di Trump e ha difeso a spada tratta la sua decisione, rivendicando che Fb è “un’istituzione impegnata nella libertà di espressione”. Una spiegazione che non ha per niente convinto i manager e i dipendenti di Facebook. “La mancata azione sui post che incitano alla violenza di Trump mi fa vergognare di lavorare qui”, ha detto Lauren Tan, ingegnere software di Facebook.

“Mark sbaglia e farò di tutto per fargli cambiare idea”, ha twittato Ryan Freitas, responsabile del tema di design di News Feed di Facebook. “Lavoro a Facebook e non sono orgoglioso di come ci stiamo comportando”, ha scritto invece Jason Toff, arrivato a Facebook come direttore del product management un anno fa.

“Censurare le informazioni che potrebbero aiutare la gente ad avere un quadro completo è sbagliato. Ma concedere ad una piattaforma di incitare la violenza e diffondere la disinformazione è inaccettabile”, ha rincarato la dose Andrew Crow, responsabile del design di Portal di Facebook.

L’inazione di Zuckerberg si scontra peraltro con la decisa presa di posizione delle big della Silicon Valley. “Restare in silenzio è essere complici. Black lives matter”, ha protestato Netflix. Mentre per Amazon “il trattamento iniquo e brutale degli afroamericani nel nostro Paese deve finire”. Zuckerberg appare sempre più isolato.

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