Non solo Hong Kong, Xi mette nel mirino pure Taiwan

Sostenitori della presidente di Taiwan Tsai Ing-wen durante la campagna elettorale. Immagine d'archivio(Internazionale)

PECHINO.  – Anche l’uso della forza: la Cina attaccherà Taiwan se non ci saranno altri modi per impedirne l’indipendenza. Il generale Li Zuocheng, a capo del Dipartimento di staff congiunto e membro della Commissione militare centrale, ha assicurato che “se si perde la possibilità di riunificazione pacifica, l’Esercito di liberazione popolare con l’intera nazione, incluso il popolo di Taiwan, prenderà tutte le misure necessarie per distruggere trame o azioni separatiste”.

Il monito di Li è risuonato nella solennità della Grande sala del popolo per il 15/mo anniversario della Legge antisecessione, che, ha aggiunto, dà la base legale per l’azione militare contro l’isola se si separa o sembra che lo faccia. “Non promettiamo – ha rincarato Li, uno dei pochi ufficiali cinesi con esperienza di combattimento, avendo partecipato all’invasione della Vietnam del 1979 – di abbandonare l’uso della forza e di riservarci la possibilità di prendere ogni misura necessaria per stabilizzare e controllare la situazione nello stretto di Taiwan”.

Malgrado la Cina non abbia mai rinunciato all’uso della forza con Taipei, è raro che un alto funzionario militare, così vicino al presidente Xi Jinping che è il commander-in-Chief essendo a capo della Commissione militare centrale, faccia affermazioni esplicite in un’occasione solenne. A maggior ragione nel mezzo del pressing sulla Cina dopo la legge sulla sicurezza nazionale confezionata su misura per Hong Kong e le tensioni con l’India.

Secca la replica di Taiwan: il popolo dell’isola “non opterà mai per la dittatura né si inchinerà alla violenza”, ha chiarito una nota del Consiglio di Taiwan per le relazioni con la Cina, precisando che la Repubblica di Cina, nome ufficiale di Taipei, è un Paese sovrano che “non ha mai fatto parte della Repubblica popolare cinese in termini storici o di diritto internazionale. La forza e le decisioni unilaterali non risolvono i problemi”.

La Cina ha aumentato la sua aggressività verso l’isola dalla salita al potere della presidente Tsai Ing-wen, accusata di separatismo. E l’umore di Taipei verso Pechino è peggiorato dopo la stretta su Hong Kong, malgrado i timori di Usa, Ue e altri Paesi sull’erosione di diritti umani, libertà e autonomia della città. Il governo dell’isola sta lavorando a un piano che possa dare ospitalità a chi si sposterà dall’ex colonia britannica.

In giornata Tsai si è simbolicamente recata da uno dei librai di Hong Kong, Lam Wing-kee, fuggito ad aprile 2019 a Taipei dove ha di recente aperto la Hong Kong Causeway Bay Books. “Vogliamo ringraziare Lam per il continuo sostegno ai diritti umani, alla libertà e alla democrazia di Hong Kong”, ha detto Tsai.

Lam è uno dei cinque azionisti e dipendenti della Causeway Bay Books di Hong Kong: fu “rapito” e costretto alla detenzione dagli agenti cinesi per 8 mesi nel 2015 a causa della vendita di libri critici contro la leadership cinese.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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