Inflazione negativa a maggio ma vola carrello spesa

Una anziana paga la frutta acquistata in un mercato a Pisa in una foto d'archivio
Una anziana paga la frutta acquistata in un mercato a Pisa in una foto d'archivio. (ANSA / FRANCO SILVI)

ROMA.  – Inflazione negativa a maggio 2020, per la prima volta da quattro anni:  l’indice dei prezzi al consumo – secondo i dati diffusi dall’Istat basati sulle stime preliminari- è diminuito dello 0,1% sia rispetto ad aprile sia rispetto a maggio 2019, soprattutto a causa del crollo dei beni energetici.

In controtendenza invece è risultato il carrello della spesa, ovvero quello che comprende i beni alimentari e quelli per la cura della casa e della persona che ha registrato un +2,6%, tendenziale in accelerazione rispetto al 2,5% di aprile.  Un dato questo legato soprattutto al comparto alimentare, unico settore rimasto completamente aperto durante il lockdown.

L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a zero per l’indice generale e a +0,7% per la componente di fondo, ovvero quella al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi. Per i beni ad alta frequenza di acquisto si è registrato un calo dello 0,2% sul mese e una stabilità sull’anno.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) ha registrato una diminuzione dello 0,2% sia su base mensile sia su base annua..

Sull’andamento dell’inflazione pesa anche il calo della  domanda interna. Nel primo trimestre, secondo quanto registrato dall’Istat, tutti i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti, con un calo del 5,1% dei consumi finali nazionali e dell’8,1% degli investimenti fissi lordi rispetto al trimestre precedente. La spesa delle famiglie, secondo l’Istituto di statistica, è diminuita in termini congiunturali del 7,5%.

Il calo dei prezzi più accentuato è stato quello dei beni energetici (-2,8% su aprile, -12,7% su maggio 2019) trainato da quello dei beni energetici non regolamentati (-4,2% su aprile, -12,2% su maggio 2019). Una flessione significativa è stata registrata anche dai prezzi dei trasporti (-1,6% sul mese, -4,1% su maggio 2019) e dal comparto abitazione, acqua elettricità (-0.4% su aprile, -4,4% su maggio 2019).

Sono cresciuti invece i prezzi dei beni alimentari (+0,7% su aprile e +2,7% su maggio 2019) soprattutto grazie alla crescita di quelli non lavorati, cresciuti dell’1,2% su aprile e del 3,7% su maggio 2019. Il dato è legato anche all’emergenza epidemiologica che ha costretto le famiglie a casa e ha spinto al consumo di alimentari non lavorati.

Secondo uno studio di Nomisma nel periodo del lockdown un italiano su tre ha mangiato più frutta e verdura con un balzo del valore delle vendite del 15,8% tra gli scaffali delle grande distribuzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel primo trimestre il Pil ha segnato una riduzione del 5,4% sullo stesso periodo del 2019 .  “Anche l’inflazione del mese di maggio si conferma una cartina tornasole di quanto sta accadendo- sottolinea Federdistribuzione – con il dato negativo a -0,1% (non accadeva dal 2016), trascinato verso il basso dalla diminuzione del prezzo dei carburanti.

L’inflazione del carrello della spesa – afferma l’associazione – sostanzialmente non cambia rispetto al mese precedente, assestandosi al +2,6% (era +2,5%), tendenza imputabile a difficoltà oggettive delle filiere, stressate dall’emergenza per improvvisi rialzi della domanda, costi di logistica in crescita e scarse produzioni per alcuni prodotti a causa di fattori climatici”.

I consumatori del Codacons parlano invece dI “speculazioni” sul carrello della spesa che avrebbe súbito “rincari ingiustificati durante il lockdown.”Gli unici prodotti acquistabili nel periodo di chiusura degli esercizi commerciali hanno subito un forte incremento – spiega il Presidente Carlo Rienzi – non a caso il carrello della spesa è salito del +2,6%, con gli alimentari che registrano a maggio una crescita dei prezzi del +2,7%.  Questo significa che una famiglia, solo per mangiare, spende in media 206 euro in più  su base annua.

Di “stangata” per il carrello della spesa parla anche l’Unione consumatori secondo la quale questi aumenti si traducono in una crescita su base annua di 220 euro per  una coppia con 2 figli.

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