Cagliari celebra 100 anni di storia, 1970 anno d’oro

Gigi Riva osserva la sua scheda di calciatore nel Museo del Cagliari, la squadra sarda con cui vinse lo scudetto nel 1969. Foto scattata nel 2017.
Gigi Riva osserva la sua scheda di calciatore nel Museo del Cagliari, la squadra sarda con cui vinse lo scudetto nel 1969. Foto scattata nel 2017. (ANSA)

CAGLIARI. – Una storia lunga cento anni che, a metà strada, è diventata scudetto. Sì, al Cagliari piacciono le cifre tonde e la primavera: il 30 maggio 1920 nasceva, dalle mani di un chirurgo, Gaetano Fichera, il club rossoblu.

E cinquant’anni dopo, il 12 aprile 1970, quella squadra vinceva lo scudetto. Un secolo di vita: dai campi dello stallaggio Meloni a quelli, qualche decina di metri più indietro, dello stadio di via Pola, teatro del primo tentativo di raggiungere la serie A naufragato in uno spareggio promozione perso con la Pro Patria nella stagione 1953-54.

Una maledizione, anche questa è storia, quella degli spareggi: il Cagliari di Virdis e Piras, i gemelli del gol sardi, perse il treno per la A nel 1976-77. E retrocesse in B a Napoli, in una gara secca vent’anni più tardi, contro il Piacenza. Ma le fortune sono state sempre superiori alle sfortune. Una su tutte: l’acquisto di Gigi Riva nell’estate del 1963.

Con lui – che in B esplose nel finale di campionato – il Cagliari conquistó per la prima volta la serie A. Sembrava il massimo per la Sardegna. Una toccata e fuga, diceva la classifica di andata del campionato 1964-65, finita con il Cagliari ultimo. E invece quella squadra finì sesta alle spalle delle big.

Anche quello sembrava l’apice. E invece nel 1968-69 arrivó il platonico titolo di campione di inverno. Senza successo finale, peró, perché il tricolore lo vinse la Fiorentina. L’anno dopo invece, il Cagliari lo scudetto lo vinse davvero. Battendo anche il record in difesa con soli undici gol subiti: mai nessuno è riuscito a fare meglio.

Era un Cagliari dei miracoli: per poco sei undicesimi di quella squadra non riuscirono a vincere anche il Mondiale, sconfitti solo in finale dal Brasile di Pelè. Il declino rossoblu arrivó dopo l’infortunio di Riva in Nazionale contro l’Austria. E nella stagione 1975-76, con l’ultimo infortunio di Rombo di Tuono, il Cagliari precipitò in B.

Riva finì anche nelle figurine della serie cadetta della stagione successiva, ma in campo non tornó mai più. L’addio, dopo qualche tiro in porta insieme ai bambini della sua scuola calcio nello sterrato delle Saline, lo diede nell’aprile del ’77.

Poi per il Cagliari il ritorno tra le big del 1979, la retrocessione dell’83. E la caduta sino alla C. A salvare la società dal fallimento fu indirettamente Diego Armando Maradona.

Con l’assist di Piras, autore del gol che eliminó dalla Coppa Italia ’86 la Juventus e che consentì al Cagliari di giocare la semifinale con il Napoli del Pibe de Oro. Fu quell’incasso – ama ricordare Piras – a tenere finanziariamente a galla il Cagliari.

Poi la rinascita con Claudio Ranieri, l’era Cellino, il ritorno in Europa con Mazzone e Francescoli e la semifinale di Uefa con l’Inter. Ancora alti in A e bassi in B. Sino al ritorno in A con Gianfranco Zola nel 2003-2004.

Cinque anni fa l’acquisto del club da parte di Tommaso Giulini e, qualche mese fa, di nuovo il profumo d’Europa. Domani sarà festa: la sorpresa potrebbe essere il suono delle sirene in porto, onore tributato di solito a Sant’Efisio, il santo protettore della Sardegna.

Per il resto, in tempi di paura coronavirus, si celebrerà la ricorrenza a distanza con i social in compagnia di tanti eroi della storia rossoblu: da Albertosi a Nainggolan.

(di Stefano Ambu/ANSA)

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