Minneapolis in fiamme, monito dell’Onu agli Usa

In questo frame tratto da un filmato ripreso da un passante e pubblicato dal New York Times, i momenti in cui un uomo muore soffocato.
In questo frame tratto da un filmato ripreso da un passante e pubblicato dal New York Times, i momenti in cui un George Floyd muore soffocato. (ANSA / New York Times)

NEW YORK.  – Minneapolis come Ferguson, travolta dalla rabbia di chi accusa la polizia di violenza razzista. La protesta per l’omicidio di George Floyd, l’afroamericano morto soffocato mentre quattro agenti lo stavano arrestando, non si ferma: anzi, degenera in tafferugli e saccheggi e si estende a molte altre città americane, da Los Angeles a Memphis.

Mentre l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, Michelle Bachelet, lancia un chiaro monito all’amministrazione Usa: basta “omicidi” di afroamericani per mano della polizia violenta, bisogna agire per fermarli.

Nella seconda notte di scontri nella città del Minnesota è stato l’inferno, con una frangia di manifestanti più violenti che ha preso d’assalto, derubato e incendiato alcuni edifici e negozi, proprio come avvenne nel 2014 in Missouri, quando a Ferguson esplose la rabbia per la morte di un altro afroamericano, Michael Brown, anch’egli ucciso dalla polizia.

Nella notte di Minneapolis è anche rimasta uccisa una persona, colpita da un commerciante che difendeva la propria merce. E almeno altre cinque sono rimaste ferite, raggiunte da proiettili. É proprio la diffusione delle armi da fuoco a far paura più che i sassi e le bottiglie lanciati contro la polizia.

Di fronte all’escalation delle proteste, il sindaco Jacob Frey ha chiesto l’intervento della Guardia Nazionale, nel timore di nuovi disordini e che gli scontri possano diventare ancora più violenti. “Imploro la nostra città, la nostra comunità, ognuno di noi a mantenere la calma”, ha detto. “Onoriamo la memoria di George Floyd”.

Lo stesso sindaco in un’intervista alla Cbs ha definito la morte di Floyd, ripresa da un video shock, un omicidio di fatto a sfondo razziale: “Fosse stato bianco, non sarebbe morto”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Donald Trump, chiedendo al Dipartimento di Giustizia e all’Fbi di accelerare le indagini. E lo stesso ministero della Giustizia ha fatto sapere che l’inchiesta ha la massima priorità.

L’Fbi in particolare indaga per stabilire se le procedure seguite dagli agenti coinvolti, tutti licenziati, hanno violato la legge federale e se si posa davvero riscontrare l’aggravante della motivazione razziale.

Ma alla famiglia di Floyd non basta, vuole che gli ex agenti vengano subito incarcerati e accusati di omicidio. “La gente è lacerata e ferita – ha detto Philonise Floyd, fratello della vittima – perché è stanca di vedere morire costantemente afroamericani”.

(di Gina Di Meo/ANSA)

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